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NAPOLI – L’occasione è la conferenza stampa di presentazione della cerimonia inaugurale di Procida Capitale della Cultura in programma sabato 9 aprile con il presidente Mattarella e, tra gli altri, il ministro della Cultura Dario Franceschini.

E chissà: forse pensando proprio a quest’ultimo, alle ultime, accesissime polemiche che ha avuto con lui, che il Governatore Vincenzo De Luca accende i motori.

E pronuncia la sua strana chiamata alle armi per gli intellettuali, sul filo che lega Procida Capitale e la guerra in Ucraina.

E allora, letterale dell’uomo che, per dirne due, l’estate scorsa ha vietato il Festival di Ravello a Roberto Saviano facendo dimettere dalla presidenza Antonio Scurati e che, appena la scorsa settimana, ha vietato l’utilizzo del Convitto Nazionale di Salerno alla presentazione del libro “Una profezia per l’Italia” di Ernesto Galli della Loggia e Aldo Schiavone: “Quest’evento (Procida Capitale della Cultura, ndr) cade in un momento di particolare tensione internazionale. Viviamo con le immagini della guerra in Ucraina. Ma non è un evento eccentrico. Anche per il titolo che si è volto dare: ‘La Cultura non isola’.

“Vorrei riprendere proprio questo slogan perchè in altre parti d’Italia ci sono state decisioni che io non ho condiviso: sono stati chiamati uomini di cultura a fare – come dire? – testimonianze di fede in relazione al conflitto determinato dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia”.

“Io credo che gli uomini di cultura debbano aiutarci a fare altro. A creare ponti tra i popoli, tra le persone. Credo che sia sbagliato alimentare le sorgenti d’odio e che sia, soprattutto per gli uomini di cultura, invece, doveroso alimentare le sorgenti della solidarietà, del dialogo, della convivenza, soprattutto quando parliamo di eventi talmente complicati che sono difficili da decifrare anche per chi magari ha qualche vicinanza alla politica”.

“Facciamo bene, quindi, a rilanciare lo slogan ‘la Cultura non isola’ e a far partire da Procida un dialogo culturale fra esponenti della cultura anche dei Paesi impegnati nel conflitto in Ucraina per far crescere gli elenti di ascolto reciproco”.

“Perchè, prima o poi, dovremo pensare alla pace molto di più di quanto avvenuto in queste settimane, nel corso delle quali la descrizione delle atrocità di guerra è avvenuta in un contesto che non ha nè un passato nè un futuro: non siamo messi in condizione nè di capire come si è arrivati a questa tragedia, nè come vogliamo uscirne. L’Europa – avvisa De Luca in vista del 9 aprile – dovrebbe concentrarsi su questo”.