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Napoli – La nomina del nuovo capo della Procura di Napoli da parte del Csm tiene ancora col fiato sospeso. Da febbraio si attende la fumata bianca ma tra un rinvio e l’altro la mediazione è difficile. Oggi la Commissione per gli incarichi direttivi si è letteralmente spaccata a metà. I candidati sono due: l’attuale procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho e l’ex capo di gabinetto del ministro Orlando, Giovanni Melillo. Ciascuno di loro ha ottenuto 3 voti. Per Cafiero De Raho hanno votato i consiglieri di Unicost Francesco Cananzii, Massimo Forciniti e il togato di Magistratura indipendente Luca Forteleoni. Per Melillo, invece, hanno espresso parere favorevole i laici Paola Balducci (Sel), Pierantonio Zanettin (Fi) e il togato di Area Valerio Fracassi. Due nomi e un unico comun denominatore: in passato ambe due sono stati aggiunti a Napoli. Su entrambi, però, si accende il dibattito nella politica giudiziaria. Da un lato, l’incompatibilità parentale con il figlio adottivo di de Raho che esercita la professione di avvocato proprio a Napoli. Per quanto riguarda Melillo, invece, il tema da affrontare è il suo lungo periodo passato fuori ruolo. Quello di procuratore capo a Napoli è un incarico direttivo molto importante e Melillo è da poco rientrato in magistratura. Va ricordato, inoltre, che entrambi i magistrati hanno presentato domanda anche per il concorso sulla nomina del nuovo procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, che il Csm dovrà scegliere subito dopo l’estate in vista del pensionamento di novembre di Franco Roberti. Questa nomina non è molto attesa solo perché la Procura di Napoli riveste un ruolo cruciale sul territorio nazionale. Bisogna ricordare che sull’ufficio giudiziario partenopeo i riflettori sono puntati per un importante processo, quello relativo agli appalti Consip senza tralasciare le accuse al pm napoletano Henry John Woodcock indagato per rivelazione di segreto di ufficio insieme con la sua compagna, la giornalista Federica Sciarelli, conduttrice del programma televisivo “Chi l’ha visto?”. I due, proprio sull’inchiesta Consip, avrebbero passato delle notizie riservate al giornalista de “Il Fatto Quotidiano” Marco Lillo.Ma nonostante la spaccatura registrata oggi in Commissione, a Palazzo dei Marescialli si continua a lavorare, come da settimane sta facendo il vicepresidente Giovanni Legnini. La decisione si rimette al plenum, che dovrebbe votare, una volta incassato il parere del ministro Orlando, prima della pausa estiva.