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Di Ornella d’Anna

Napoli – Si sono dati appuntamento questa mattina nella sala “Silvia Ruotolo” della V Municipalità i commercianti che da oltre 50 anni hanno scelto di non sottostare alle richieste della camorra, rinunciando a pagare il “pizzo”.

Per loro è stata organizzata una manifestazione a cui hanno preso parte gli studenti di alcune scolaresche, tra cui Ics “Ilaria Alpi-Carlo Levi” di Scampia e i rappresentanti del mondo istituzionale e associativo napoletano.

Un percorso non facile, quello degli esercenti, che molto spesso sono stati vittime di minacce e avvertimenti ma che, come spiegano gli organizzatori del Fai – la Federazione delle associazioni Antiracket e Antiusura Italiana – non hanno indietreggiato, impedendo alla malavita di avere la meglio sulle proprie attività imprenditoriali: “Parliamo con i nostri lavoratori per dirgli che una via d’uscita è possibile. Nessuno di coloro che ha denunciato i soprusi cui era costretto è rimasto solo”, ha spiegato il presidente Fai Luigi Ferrucci.

Gli imprenditori che hanno scelto di non abbassare le saracinesche della loro attività, rimanendo sul territorio e sfidando il malaffare quotidianamente, lo hanno fatto soprattutto per dimostrare ai più giovani come si possa vincere senza scendere a compromessi: “Chi non paga il racket decide. Decide da chi si può far seguire, che lavoro svolgere, chi deve essere il suo commercialista senza scendere a compromessi”, ha aggiunto Davide Estate, presidente della associazione Fai –Antiracket Vomero “Maurizio Estate”, lo zio alla cui memoria sono state consegnate ai commercianti delle targhe di riconoscimento.

Soddisfazione da parte del presidente della Municipalità, Paolo De Luca, secondo cui i lavoratori vomeresi sono la migliore rappresentazione del vincolo di solidarietà che sussiste tra i commercianti, la rete associativa locale e le forze dell’ordine. Così anche l’onorevole Paolo Siani, che ha raccontato ai ragazzi presenti cosa voglia dire non lasciarsi tentare dalla criminalità: “A Palermo un bambino va dal giornalaio per comprare le figurine e gli chiede se paga il pizzo, avvertendolo: ‘se lo paghi, non compro le tue figurine’. Ecco, questo dobbiamo sottolineare: che non è vero che la criminalità è un male incurabile, si può vivere senza criminalità. Basta che tutta la comunità lo voglia fare”.