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Dal primo agosto a Napoli stop al Reddito di cittadinanza per 21.500 famiglie, e stamane è scattato un presidio sotto la sede dell’Inps in via De Gasperi. Prima protesta di una serie potenzialmente lunga. Sotto un sole opprimente, impiastricciato di umidità, si aggirano diversi percettori.

Per loro evasione e vitalizi, per noi schiavitù” recita uno striscione, alla manifestazione promossa da Usb e Potere al Popolo. Dove “loro” sono i politici, e neppure li vogliono nominare. Ma non c’è ombra di violenza: solo un diffuso malessere. Sul posto sono piombati gli inviati delle tv nazionali. “La situazione è tranquilla” dice qualcuno nei collegamenti in diretta. Forse molti si aspettavano disordini, perché Napoli fa notizia solo così. Invece no. Tra gli ormai ex beneficiari regna la compostezza. “Questa politica ci sta rovinando” sbotta Luciano. Ha 58 anni e ripete: “Non trovo nulla, se trovo qualcosa è sempre sottopagato”. Ha 30 anni di contributi, “prenderei 700 euro di pensione, me li dessero e me ne andrei” sospira. Però gli manca un bel pezzo di strada, per l’agognata pensione, e “il lavoro c’è, si trova ovunque ma solo a nero. Due euro all’ora a lavare i piatti”.

Vincenzo Cosentino, padre di tre figli, già rimpiange il progetto della Settima Municipalità, dove hanno impiegato alcuni percettori. “Puliamo le aiuole” racconta. Poi punta il dito: “Il governo toglie il reddito con la vita che è diventata così cara. Come fanno le persone ad andare avanti?”. A lui, tagliato il RdC, resterebbero i 350 euro di supporto alla formazione. “Ma non so – afferma Vincenzo – cosa farò fino a ottobre, quando dovrebbe partire. Devo andare alla Caritas, ma lì il pacco te lo danno solo una volta a settimana”. Lello Cribello è di Pozzuoli, e non si dà pace: “Il Reddito di cittadinanza è un diritto che c’è in tutta Europa, ma in Italia è diventata una anormalità. Qui vige il pensiero che i furbetti siano il 100% dei percettori, invece sono il 2%“. E avverte: “Prima di toglierlo bisogna dare lavoro legale e leale. La formazione imprenditoriale è pari a zero, i datori di lavoro manomettono le buste paga o le fanno false”. C’è anche chi, come il giovane Vittorio, non è un beneficiario del reddito. “Sono qui a manifestare la mia contrarietà all’abolizione, anche se non ne usufruisco – spiega -, al Sud è una misura necessaria. Perché il lavoro non c’è, lo sanno tutti”. Ma alcuni fanno finta di non saperlo.