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Napoli – La giornata di ieri ha fatto segnare una importante vittoria innanzi ai giudici del TAR Lazio per i precari della ricerca del CNR di Napoli, impegnati da anni in attività di sviluppo per l’avanzamento delle tecnologie del nostro paese. In Italia l’innovazione tecnologica in tutti i settori, dalla medicina all’aerospazio, è portata avanti giorno dopo giorno da migliaia di giovani che, assunti con diverse forme contrattuali a termine ripetutamente prorogate nel tempo – in alcuni casi per periodi anche ventennali – sono costretti a lottare contro il precariato per poter continuare a svolgere con passione e dedizione il proprio lavoro.

Il nostro paese investe solo l’1.3% del PIL in ricerca e sviluppo, attestandosi tra gli stati della Comunità Europea in una delle posizioni più basse nella classifica degli investimenti in tali settori. Il risultato di tale politica si riflette nel numero sempre maggiore di ricercatori e professori universitari che decidono di svolgere la propria attività all’estero, con la conseguenza che gli investimenti fatti dall’Italia per la formazione di questi ricercatori di eccellenza spesso vengono vanificati a vantaggio di altri paesi che non che non tardano a riconoscerne la dignità lavorativa attraverso un valido contratto di lavoro.

La precarietà è, inoltre, una grave violazione alle norme sul diritto del lavoro che limitano l’impiego dei contratti a tempo determinato sino ad un massimo di 3 anni consecutivi. E’ per sopperire a tale gravi lesioni dei precetti normativi che nel 2017 il Governo ha emanato la Legge Madia in virtù della quale si è potuto procedere alla stabilizzazione dei lavoratori precari nella pubblica amministrazione.

A seguito di forti proteste degli interessati, ampliamente pubblicizzate dai media nazionali, e con grave ritardo rispetto agli altri enti, a fine 2018 il CNR indiceva diversi concorsi tesi a stabilizzare solo in parte il personale precario. La concitata fase di ammissione del personale ai concorsi veniva gestita, come ribadito dai giudici amministrativi, in maniera approssimativa dall’Ente che escludeva illegittimamente dalle procedure concorsuali molti candidati. Oltre il danno derivante dalla situazione di precariato, per costoro si aggiungeva la beffa di non venire ammessi alle procedure di selezione nonostante ne avessero pieno diritto.

Per tre di loro, assistiti dall’Avv. Neil Andrew MacLeod, la vicenda si è conclusa positivamente. Il TAR del Lazio ha decretato, infatti, l’illegittimità dei provvedimenti di esclusione adottati per difetto di motivazione, elemento imprescindibile di un atto amministrativo perché finalizzato alla comprensione del ragionamento effettuato dall’ente. In conseguenza di tale pronunzia i giudici amministrativi hanno riammesso senza riserve i ricercatori nelle graduatorie di merito dei concorsi.

Vicino sin dall’inizio al movimento di protesta dei Precari uniti del CNR, l’Avv. MacLeod, non è nuovo alle lotte per la tutela dei lavoratori. Solo pochi mesi fa, grazie ad una scia vincente di sentenze, costringeva l’ente  ASI – Area Sviluppo industriale di Salerno ad assumere in via definitiva 4 dipendenti, assunti fittiziamente presso un’altra società. “E’ sconcertante – afferma l’avv. MacLeod – come le violazioni più gravi in materia del diritto del lavoro siano spesso riscontrabili negli enti pubblici. Mi auguro che, anche grazie all’attività di controllo e censura della magistratura, queste condanne, oltre al risultato concreto per i ricorrenti che vedono riconosciuti il loro impegno scientifico, siano monito ed indirizzo per la corretta gestione della cosa pubblica da parte degli amministratori. La vittoria dei ricercatori italiani, è doveroso ricordare, è una vittoria dell’intero sistema paese ed una speranza di sviluppo ed occupazione per le generazioni presenti e future”.

Rafforzata da queste sentenze la lotta al precariato nella ricerca continua con l’obiettivo di stabilizzare il maggior numero di ricercatori.