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Milano – “Attilio Fontana “indagato” perché un’azienda ha regalato migliaia di camici ai medici lombardi. Ma vi pare normale? La Lombardia, le sue istituzioni, i suoi medici, le sue aziende e i suoi morti meritano rispetto. Malagiustizia a senso unico e “alla Palamara”, non se ne può più”. E’ questo il commento di Matteo Salvini, leader della Lega, alla notizia che il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, leghista, è indagato a Milano.

“Con parte dei soldi di un proprio conto in Svizzera”, scrive il Corriere della Sera, “sul quale nel 2015 aveva fatto uno scudo fiscale per 5,3 milioni detenuti fino ad allora da due «trust» alle Bahamas, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ora indagato per l’ipotesi di “frode in pubbliche forniture”, il 19 maggio cercò di fare un curioso bonifico per arginare — 4 giorni dopo una generica intervista di Report — il rischio reputazionale insito nei 75.000 camici e 7.000 set sanitari venduti per 513.000 euro alla Regione il 16 aprile dalla società Dama spa del cognato Andrea Dini e (per il 10%) della moglie Roberta. Andò all’Unione Fiduciaria, che gli amministra il “mandato fiduciario misto” da 4,4 milioni accennato a pagina 3 del modulo sulla “situazione patrimoniale” dei politici sul sito online della Regione, e tentò di bonificare alla Dama spa del cognato 250.000 euro: cioè gran parte del mancato profitto al quale il cognato l’indomani sarebbe andato incontro facendo il 20 maggio, in una mail alla centrale acquisti regionale Aria spa diretta dall’ex Gdf Filippo Bongiovanni, l’unilaterale bel gesto di tramutare in donazione alla Regione l’iniziale vendita dei 75.000 camici, e di rinunciare a farsi pagare dalla Regione i 49.353 camici e 7.000 set già consegnati”.

Noi non sappiamo se Fontana abbia commesso reati: toccherà alla magistratura appurare i fatti. Di più: per noi, garantisti da sempre, non a corrente alternata, Fontana fino al terzo grado di giudizio sarà comunque innocente, come prevede la Costituzione.

Salvini chiediamo però con quale coraggio, ora, si presenterà più in Campania, dopo aver parlato tanto di “liste pulite” e ottenuto la non ricandidatura di Armando Cesaro, capogruppo uscente di Forza Italia in consiglio regionale, per un semplice avviso di garanzia.

Fontana, secondo il codice penale di Salvini, che è stato accettato da Stefano Caldoro, diventato anche lui giustizialista, non potrebbe candidarsi alla carica di consigliere regionale in Campania, ma resta presidente della Lombardia.

Ai soloni del giornalismo italiano e pure, ahinoi, campano, chiediamo invece cosa avrebbero fatto e detto se la vicenda fosse accaduta nella nostra regione. Tacciono, oggi, imbarazzati, mentre sono sempre pronti a starnazzare quando qualcosa di negativo capita in Campania e al Sud. Provinciali nell’animo, afflitti da eterno complesso di inferiorità.