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NAPOLI – La messa in sicurezza della società dei trasporti resta al palo e il sindacato Usb Napoli torna a lanciare bordate ad alzo zero nei confronti dell’amministrazione comunale: «Affidare il risanamento della partecipata allo stesso staff di comandanti che l’hanno portata al fallimento è la soluzione più stupida che si possa trovare. Soprattutto in un momento in cui, diversamente dal passato, mancano uomini e risorse». Come a dire che l’affidamento dell’incarico di amministratore unico all’ingegnere Nicola Pascale, ex capostaff dell’assessorato comunale ai Trasporti, non è stata affatto una mossa gradita.
 
Duri i toni della missiva firmata dall’Usb Trasporti Napoli: «Sono mesi – scrivono i vertici del sindacato – che in Anm si continuano a proporre piani che non salvano e utilizzare medicine che non curano. I famosi esuberi di personale da riqualificare in aree di produzione diretta, continuano a restare nelle loro posizioni di esubero, forse a girarsi i pollici nei loro uffici; stessa sorte per gli odiosi “fuori posizione”, figli del “sistema” Anm. Un sistema conosciuto dal sindaco Luigi de Magistris, in quanto più volte richiamato nelle sue interviste, e dal suo staff. Il fenomeno dei “fuori posizione” o per dirla, come ama definirlo qualcuno, “l’errore di distrazione” è un danno economico rilevante che Anm ha subito con il complice silenzio di chi avrebbe dovuto esercitare il controllo politico e sociale sulla partecipata. Da mesi si assiste a una gara su chi la spara più grossa sul salvataggio di Anm, la politica da una parte e i sindacati dall’altra, nascondendo la polvere sotto al tappeto, continuando a mantenere inalterati privilegi e sacche parassitarie. Non a caso l’amministrazione comunale dichiara di non avere soldi per garantire la mobilità gratuita alle fasce deboli mentre, allo stesso tempo, continua ad erogare un milione e trecentomila euro all’anno di superminimi a 160 dipendenti. Per alcuni sono somme che variano da 20 a 40mila euro annui in aggiunta allo stipendio ma a che titolo non è dato saperlo.
 
Ma se il presente dell’Anm resta quantomai incerto, è soprattutto il futuro dell’azienda a destare preoccupazione: «Intanto – prosegue l’Usb – sui pilastri che dovranno sostenere il piano concordatario silenzio tombale. Il tutto è stato affidato ad una consulenza della Ernest e Young che sta lavorando al piano e su cui è stata richiesta una proroga di due mesi. I vertici dell’Anm, sempre quelli che hanno portato l’azienda al fallimento, pur di dimostrare all’amministrazione comunale di riuscire a governare i processi propaganda la nascita della controlleria unica ma separata. Una controlleria unica che mantiene lo stesso numero di addetti e non viene implementata dall’esercito di dipendenti dichiarati in esubero o da coloro i quali, i famosi “errori di distrazione”, da decenni sono inquadrati come autisti, macchinisti, operai, agenti di stazione o delle funicolari ma che in realtà svolgono mansioni impiegatizie. Amare Anm significa lottare, anche fisicamente se necessario, a difesa della sua natura pubblica, facendo una ferma e decisa opposizione verso tutti coloro i quali, con la loro gestione, hanno devastato sotto il profilo etico ed economico la partecipata cittadina dei trasporti. La mancanza di trasparenza e pari opportunità nella gestione del personale e nell’organizzazione aziendale resta un chiaro sintomo di come il sistema si sia radicato e strutturato. Un sistema che, al netto della propaganda, se non debellato rende inattuabile qualsiasi piano di risanamento e rilancio stabile di Anm».