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Il Tribunale dello stato messicano di Jalisco ha condannato a 50 anni di carcere Salomon Adrian Ramos Silva ed Emilio Martines Garcia. Sono i due poliziotti ritenuti colpevoli della “sparizione forzata” di Antonio Russo e Vincenzo Cimmino, due dei tre italiani scomparsi in Messico il 31 gennaio 2018.

Sono ritenuti pienamente colpevoli del reato in concorso con altri pubblici ufficiali tra i quali il comandate della polizia locale e il suo vice interdetti dai pubblici uffici. La decisione giunge a distanza di una settimana dal riconoscimento di colpevolezza pronunciato lo scorso 3 aprile. Nessuna notizia di Linda Guadalupe Arroyo, la poliziotta imputata fuggita durante la scorsa udienza, in occasione di una pausa.

I pm hanno sottolineato, durante la requisitoria, che la richiesta della pena massima è motivata dal fatto che gli agenti erano pienamente consapevoli del crimine che stavano commettendo. Per la Fiscalia, inoltre, Antonio e Vincenzo, così come anche Raffaele Russo (difesi dall’avvocato Claudio Falleti e dall’avvocato Luigi Ferrandino), di cui si persero le tracce diverse ore prima del figlio e del nipote, sono tuttora classificati come “desaparecidos” e per questo motivo le ricerche continueranno.

Oggi un riconoscimento di responsabilità e una pena. Siamo soddisfatti per le decisioni prese dal Tribunale di Jalisco ma lo siamo soprattutto perché finalmente la verità su come si sono realmente svolti i fatti è venuta a galla“, dice l’avvocato Claudio Falleti. “I nostri tre poveri connazionali non erano in Messico per commettere qualsivoglia tipo di reato. Le prove lo hanno confermato: Raffaele è stato portato solo per aver in auto due generatori, e nemmeno mentre li stava vendendo, Antonio e Vincenzo sono stati fatti sparire solo per essere andati a cercare il padre“.