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Napoli – C’è una pista e porta dritta ad una rissa violenta scoppiata qualche giorno fa a San Giorgio a Cremano, comune in provincia di Napoli. In piazza un gruppo di ragazzi del posto viene affrontato da un altro gruppo di coetanei, tutti minorenni. Una zuffa con feriti lievi e nessuno di loro si è fatto medicare. Poi la vendetta, maturata a freddo, tre giorni dopo in un bar sempre di San Giorgio a Cremano ma frequentato da ragazzi di San Giovanni a Teduccio, rione popolare della zona orientale di Napoli. Questo il retroscena sul quale le forze dell’ordine stanno lavorando per cercare di arrivare ad individuare chi ha fatto fuoco in un bar per ammazzare il figlio del boss Roberto Mazzarella e due suoi amici, uno dei quali si chiama Giuseppe. I tre sono miracolosamente sfuggiti alla furia di quei ragazzi e una scheggia di vetro ha ferito di striscio un cliente che era lì a sorseggiare un caffè e si è ritrovato in ospedale qualche attimo dopo. Ecco cosa potrebbe aver armato un gruppo di almeno quattro persone che ha fatto fuoco in direzione di un gruppetto di ragazzi che stazionava davanti al locale. Volevano vendicarsi di una rissa nella quale ‘quelli di San Giovanni’ avevano picchiano ‘quelli di San Giorgio’. Una storia che si intreccia con la guerra di camorra che in quell’area si combatte da oltre un anno. Una guerra che non genera tanto allarme sociale perché non fa omicidi, ma provoca invece terrore nei cittadini. È la guerra delle stese, ovvero di sparatoria per terrorizzare i nemici, che nell’idea di chi fa fuoco dovrebbe distendersi a terra per la paura.