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Sono “innumerevoli” gli abusi sessuali subìti dalle due cuginette di 10 e 12 anni a Caivano: le violenze di gruppo sono avvenute tutte in un immobile abbandonato, definito dalle vittime “capanna“, in “vico dei tossici“. Negli atti dell’inchiesta si legge che “le violenze sessuali di gruppo” si sono verificate “innumerevoli nell’arco di soli due mesi“, tra giugno e luglio scorsi e sarebbero di sicuro proseguite se la madre di una delle due giovani vittime e il padre dell’altro non avessero dato il via all’inchiesta con le loro denunce.
Gli stupri del branco sarebbero avvenuti tutti in un immobile abbandonato di Caivano, che le ragazzine definiscono ‘capanna‘, in ‘vico dei tossici‘. In alcuni casi gli indagati sottraevano dalle mani delle vittime i loro cellulari per ricattarle, per costringerle ad avere rapporti sessuali in cambio della restituzione del telefono. Altre volte minacciavano di dire tutto ai loro genitori.
Oltre agli stupri di gruppo vengono contestate agli indagati anche singoli episodi di violenza, nei quali le giovani vittime venivano minacciate in vario modo e poi costrette ad avere rapporti.
Tra gli altri episodi, negli atti dell’inchiesta c’è anche un tentativo di stupro in un centro commerciale di Marcianise. La vittima, grazie alla sua intraprendenza, è riuscita a divincolarsi: all’aggressore ha sferrato un calcio, poi ha cercato di scappare, ma l’assalitore, per fermarla, prima le ha fatto uno sgambetto e poi le ha sferrato un pugno al viso, finito però contro una delle porte di emergenza in quanto la ragazzina è riuscita a schivarlo. In questo caso l’incontro, risalente al marzo scorso, fu fortuito: la bambina era andata al centro commerciale insieme con le sue amiche e venne presa di mira nel momento in cui era da sola.
Ho sentito dire che a Caivano lo Stato non c’è, eppure i genitori delle due bimbe vittime si sono presentati con le loro figlie alle 9 di sera alla caserma dei carabinieri, e qui hanno lasciato le loro bimbe, che sono state affidate ad un carabiniere donna, che ha raccolto per prima i loro drammatici racconti, e ha scritto la relazione di servizio su cui si sono basate le indagini“. Lo ha detto il Procuratore dei minori di Napoli, Maria de Luzenberger Milnersheim, durante la conferenza stampa sugli arresti per gli stupri di Caivano.
Ai giornalisti, poi, de Luzenberger ha rivolto un appello: “Vi prego di cuore di usare la massima responsabilità nei confronti di tutti i minori coinvolti in questo grave episodio. Per questo vi richiamo alla vostra carta deontologica, la Carta di Treviso, affinché assicuriate la massima tutela alle minori vittime, di cui ho visto sono state pubblicate anche l’età. Non portate inoltre alla gogna i minori responsabili, che saranno puniti ma devono ancora intraprendere un percorso di riabilitazione“.
Sono fatti “gravi e reiterati“, commessi con “brutale approfittamento” di vittime “deboli e in tenera età” e “con modalità subdole ai limiti della crudeltà“. Così nell’ordinanza di custodia cautelare del gip del tribunale per i minorenni di Napoli, Umberto Lucarelli, vengono definite le violenze sessuali subìte dalle due cuginette a Caivano. I nove indagati, secondo il giudice, “privi di scrupoli” e dalle personalità “assolutamente inquietanti“, erano “convinti di poter soggiogare ancora per chissà quanto tempo” le vittime, “certi che il senso di ‘vergogna’ loro inculcato, attraverso la minaccia di diffondere i video delle violenze o di ‘dirlo al padre’ avrebbe assicurato loro l’impunità“.
L’autorità giudiziaria sottolinea anche, nell’ordinanza, “la totale mancanza di pietà, la mortificazione imposta alla vittima” da parte di uno dei ragazzi, quando ha trasmesso “in diretta“, attraverso una videochiamata, uno dei rapporti sessuali subiti da una delle cuginette, mentre gli spettatori ridevano. Alcuni dei sette ragazzi minorenni (uno da poco maggiorenne ma minore all’epoca dei fatti) hanno dei precedenti e uno anche una richiesta di rinvio a giudizio per lesioni aggravate. Le famiglie di quattro dei sette ragazzi, inoltre, “sono gravate da precedenti penali” per cui i “nuclei familiari non danno alcuna garanzia di vigilanza sui minori“. Uno dei ragazzi inoltre si era già reso protagonista di un tentativo di stupro, nel centro commerciale casertano “Campania” di Marcianise, ai danni di un’altra ragazzina, ma a causa dell’età non fu imputabile. La misura del carcere emessa per sei dei sette indagati si basa sulla convinzione, da parte del gip, che in comunità quei ragazzi “rappresenterebbero fonte di pericolo per gli altri minori“.

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