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Napoli – Dal 9 al 16 marzo 2018, al teatro Galleria Toledo è di scena “Candido, o l’Ottimismo”, di Voltaire, nell’adattamento di Gennaro Maresca e Fabio Casano, diretto da Gennaro Maresca e interpretato da Luciano Dell’Aglio nel ruolo di Candido e da Paolo Aguzzi Michele Danubio, Alessandra D’Elia, Elena Fattorusso. Scene di Rosario Squillace e luci di Lucio Sabatino.
 
“O Pangloss! grida Candido, tu non avevi pensato a questa abominevole circostanza; ed è pur cosa di fatto; bisognerà finalmente che io rinunzii al tuo ottimismo. – Che cos’è quest’ottimismo? dice Cacambo. – Ah, risponde Candido, è la maniera di sostenere che tutto va bene quando si sta male.” (Candido, o L’Ottimismo) 
 
La compagnia giovane del teatro Galleria Toledo porta in scena, con la regia di Gennaro Maresca la parabola di Candido, il migliore degli spettacoli possibili, racconto lieve di un mondo pesante, in cui ciascuno individuo è impegnato a realizzare catastrofiche azioni ai danni dei propri simili, quando non è la Natura stessa ad agire contro l’Uomo. 
Una giusta scelta quella di cercare nella logica di Voltaire il punto di vista che interpreti criticamente le insensatezze e le crudeltà del proprio tempo, non differenti allora da quelle che troviamo nel racconto impietoso delle attuali testate giornalistiche. Con le incredibili traversie di un innocente in balìa di furbi lestofanti, il filosofo francese mette in evidenza problematiche sociali reali (la schiavitù e il colonialismo, il despotismo della nobiltà e del clero, la persecuzione religiosa, la condizione femminile) e descrive un preciso periodo storico (è nel 1755 che avviene il terremoto di Lisbona, così come è del 1757 la controversa esecuzione sommaria dell’ammiraglio John Byng) in cui immerge il proprio anti-eroe, ma elude i rischi di un pericoloso regime narrativo serio elaborando il tema in chiave picaresca e inverosimile, sicuramente ispirato dal Lazarillo de Tormes e dal Don Chisciotte, da Rabelais, Diderot e dalle opere dei contemporanei illuministi francesi ma indubbiamente anche dalla arguta penna di Jonathan Swift, autore di memorabili pamphlet al vetriolo e ricordato soprattutto per “I viaggi di Gulliver”.
Pubblicato nel 1759, Candido, o L’Ottimismo è un racconto fantastico immerso in un mondo reale, in cui il il deista Voltaire, veste di ridicolo il tragico per meglio osservarne le dinamiche feroci, e dove l’esercizio stilistico fa un uso beffardo della retorica filosofica nelle sue diverse correnti di pensiero.
Voltaire è precursore di altri memorabili personaggi che hanno animato la scena letteraria successiva con le proprie disavventure, Rocambole, Cyrano, Munchausen, ma tra questi Papà Ubu di Jarry è certamente l’epigone più affine per il crudo sarcasmo delle iperboli e per la costante critica, che punta l’indice contro l’ottusità e la cattiveria del potere. L’uso del ridicolo e del candore derisorio dell’innocenza sono la ricetta di Voltaire contro l’ipocrisia della società del danaro e delle caste governanti, dove la sola soluzione contro tutti i rovesci di fortuna è affidata alla coltivazione di un orto quale metafora contro i tre mali dell’esistenza terrena “la noja, il vizio, il bisogno” e unica possibilità effettiva di resistenza umana. (L D’E)
 
Dalle note di regia:
“Quando Italo Calvino introdusse Candido di Voltaire ne sottolineò immediatamente la fluidità del ritmo. La velocità con la quale il racconto si svolge è abbagliante, toglie il respiro; è nel giro di poche pagine che il protagonista viene travolto da eventi nefasti che gli tranciano gli affetti più veri. La natura sorprende gli uomini mostrandosi crudele e impietosa, tutto avviene repentinamente nel turbinio delle scene; nell’inafferrabilità di quei momenti passa anche, silenziosa e sottile, l’ineffabilità dell’uomo, con la sua bellezza sublime ma anche con l’oscura e malvagia essenza che pure lo definisce. 
Cinico, vuoto, alienato è l’essere umano: Candido è la velocità con cui, giorno dopo giorno, l’essere umano esiste e si fa storia. Candido – così come Italo Calvino lo rappresenta – è in sé leggerezza, velocità, sincera passione nel vivere, e sempre con tale leggerezza si aggira fra guerre e disavventure, eventi oscuri e vicende di morte, perché l’“orto/esistenza” della vita, come che sia, va inevitabilmente coltivato.Candido è l’invito ad andare avanti, a scrutare l’orizzonte, per non negarsi la possibilità di scoprirne profondità e contrasti.
L’opera, nonostante l’apparente distanza di genere è sostenuta da tratti marcatamente filosofici. In essa è portante la critica alla visione leibniziana che vuole il mondo ordinato e forgiato per essere il migliore possibile; anche il mondo di Candido insegue la leggerezza di un vivere strutturato e felice – e proprio con leggerezza procede lo snodarsi della storia! – e si concretizza comunque con spirito lieve, pur nel succedersi di immagini orrifiche e manifestazioni crude dell’esistenza.È un mondo che si definisce nel contrasto. L’uomo agisce secondo causa ed effetto. L’espressione del pensiero filosofico illuminista soccombe di fronte all’incapacità, propria dell’uomo, di prevedere le “cause” per gestirne gli “effetti”. Così Candido, il più garbato e delicato dei giovinetti, si ritrova, suo malgrado, a prendere tante “pedate nel culo”, sgarbatamente cacciato dal castello della Westfalia, che pure interpreta il migliore dei castelli possibili. 

La scoperta. Se questo è davvero il migliore dei mondi possibili, allora varrà la pena esplorarlo, perquisirne il corpo e assaporarne la bellezza: una geografia fisica e politica dell’animo umano che si risolve in un effetto paesaggistico con la speranza e la magnificenza della terra di Eldorado, luogo di pace e bellezza, in un tutt’uno con l’immagine concreta e carnale della bella Cunegonda. A Eldorado, isola felice, si vive bene e tutto scorre verso il benessere e la vicinanza tra gli uomini, ma nel resto del mondo anche il corpo più innocente, anche Cunegonda, corre il pericolo di corrompersi sotto il peso incombente della bestia umana, col suo sesso e le sue ferite perpetuamente aperte. 

Candido è opera sull’umano e sul terrore, ma non esito di un pensiero volto al negativo; sarebbe come negare il carattere gioviale e acuto dello stesso Voltaire, indiscusso e abile interprete del suo tempo, del suo tempo artefice e altissimo pensatore.”
Dal Candido, o L’Ottimismo:
 “Ebbene, mio caro Pangloss, gli dice Candido, quando voi siete stato impiccato, notomizzato, arruotato, ed avete remato nella galera, avete sempre pensato che tutto andava ottimamente? – Io son sempre del mio primo sentimento, risponde Pangloss, perchè finalmente essendo io filosofo, non mi conviene il disdirmi. Leibnitz non può aver torto, e l’armonia prestabilita è la più bella cosa del mondo, come il pieno e la materia sottile.”
“E questo signor Vanderdendur, dice Candido, ti ha conciato così? — Sì, signore, risponde il negro, quest’è l’uso: ci vien dato un par di brache di tela per vestito due volte l’anno: quando lavoriamo alle zuccheriere, e che la macina ci acchiappa un dito, ci si taglia la mano; quando vogliam fuggire ci si taglia la gamba; a questo prezzo voi mangiate dello zucchero in Europa.”
 
biglietti

intero € 15

ridotto convenzionati/over 65 € 12
giovani under 35 € 10 
per i titolari Carta Più e Carta Multipiù € 10