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Napoli – Dopo il dibattito in Consiglio nella seduta del 24 luglio sulla modalità di approvazione della convenzione con Napoli Servizi, ha spiegato il presidente Palmieri, si è ritenuto di convocare la commissione Trasparenza perché venissero forniti chiarimenti al quesito principale intorno a cui si è incentrata la discussione dei consiglieri, ossia perché si è scelto di utilizzare un atto di Giunta escludendo il Consiglio comunale. Per il presidente Palmieri l’atto ha come contenuto l’affidamento di servizi pubblici e, come tale, doveva essere sottoposto al dibattito dell’Aula, e va chiarito come si è giunti all’approvazione del provvedimento.

La scelta, ha spiegato il direttore generale Auricchio, va esattamente nella direzione di quanto previsto dalle norme del TUEL che disciplina le competenze di Giunta e Consiglio, rispetto alle quali in questi anni non sono mai state fatte scelte in senso contrario. A monte dell’atto deliberativo sono state poste in essere tutta una serie di attività previste dal nuovo inquadramento giuridico sugli affidamenti in house, mentre la fase successiva, ancora in corso, fa riferimento alla redazione del disciplinare tecnico e infine alla sottoscrizione del contratto. Non si tratta, quindi, di una delibera di affidamento di servizi pubblici, perché tra i servizi oggetto della convenzione non vi sono linee di attività che hanno questa caratteristica. Può condividersi, invece, la critica alla scelta di sottrarre l’atto al dibattito consiliare, ma questo aspetto, come quello della durata del contratto per dodici mesi,  va collegato alla copertura finanziaria e al difficile momento in cui è stato adottato l’atto, quello dell’incombenza della sanzione della Corte dei Conti per la violazione del saldo di finanza pubblica, ma sarà rivisto in occasione del contratto successivo che, si auspica, abbia una durata pluriennale.

Il Segretario generale Magnoni, come aveva già spiegato in Consiglio, ha ritenuto formalmente corretta la scelta di approvare l’atto solo in Giunta, in quanto l’art 42 del TUEL definisce chiaramente le materie di competenza del Consiglio comunale. Si tratta infatti di una delibera di affidamento di servizi, una presa d’atto, tenuto conto che il contratto è un atto prettamente gestionale che non compete neanche alla Giunta, ma è prerogativa dirigenziale. L’atto in questione fa riferimento ad attività puramente gestionali e a servizi ordinari che in mancanza di una società in house sarebbero dati in appalto dai dirigenti senza che il Consiglio comunale ne fosse informato. L’Aula, viceversa, si è già pronunciata sugli indirizzi, con la delibera che affida alla Napoli Servizi l’attività di vendita del patrimonio immobiliare e con il Documento Unico di Programmazione.

Sui contenuti della scelta adottata dalla Giunta i consiglieri intervenuti hanno osservato: che al di là delle diverse interpretazioni normative, che saranno sottoposte anche ad altri organi di controllo, resta il dato che mai l’amministrazione in questi anni aveva sottratto un atto alla discussione del Consiglio e andrebbe spiegato il perché di questa scelta, che ha impedito alle commissioni e all’Aula di svolgere il proprio ruolo di indirizzo e controllo (Lebro, La Città); oltre a non condividere questa impostazione, l’interpretazione fornita dal Segretario generale crea preoccupazioni per il futuro, perché ogni atto, anche quelli della Giunta, andrebbe sottoposto al Consiglio nella sua qualità di organo di indirizzo e controllo (Moretto, Prima Napoli); un plauso alla Giunta per la scelta adottata, specialmente in un momento in cui tenere in house attività e lavoratori è un fatto straordinario, perché si preferisce esternalizzare a scapito dei lavoratori e dei loro stipendi (Andreozzi, Dema); l’atto così com’è non è istituzionalmente corretto e doveva essere interesse della maggioranza portarlo in aula per spiegare chiaramente i motivi della durata contrattuale di dodici mesi e condividerne i contenuti con tutte le forze politiche, nel rispetto di un clima di distensione dei rapporti tra maggioranza e opposizione (Venanzoni, Partito Democratico); troppo spesso si preferisce adottare atti di urgenza o con i poteri del Consiglio. Questa delibera andava portata in aula e sarebbe stato corretto poterne discutere anche nelle singole commissioni, mentre non si comprende il carattere dell’urgenza laddove si era al corrente della scadenza del contratto (Matano, Movimento 5 Stelle); la questione del rispetto del ruolo del Consiglio va approfondita bene per capire se i consiglieri sono stati privati del ruolo di indirizzo e controllo (Esposito, Partito Democratico); il Consiglio deve essere coinvolto maggiormente nelle scelte dell’amministrazione, che deve spiegare chiaramente i motivi della durata contrattuale di un anno e se vengono salvaguardati tutti i lavoratori (Simeone, Agorà); la volontà dell’amministrazione di salvaguardare i lavoratori e la buona fede nella scelta di un atto di giunta non va messa in discussione, ma sono comprensibili le perplessità di molti consiglieri, non solo di opposizione, sul metodo che ha sottratto l’atto al confronto nelle commissioni. Va perciò favorita una discussione reale con nuove modalità per creare maggiore coesione tra i consiglieri (Bismuto, Dema).

Per l’assessore Borriello la commissione di oggi, che ha messo al centro l’aspetto della rivendicazione da parte dei consiglieri delle proprie prerogative, ha chiarito la correttezza delle scelte adottate dall’amministrazione, peraltro avvenute in un momento particolarmente delicato della vita dell’ente.