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Napoli – Nel disastrato trasporto pubblico locale succede anche che, messa alla porta la ditta che cura le pulizie sui bus della Ctp, gli autisti si ritrovino a farsi carico dell’onere di spazzare i mezzi. Una situazione paradossale, che sta suscitando molti malumori e spaccature sul fronte sindacale.
Lo scatto diffuso dal sindacalista dell’Usb, Marco Sansone, parla chiaro. L’immagine mostra infatti un conducente dell’azienda di trasporto della Città Metropolitana intento, scopa e paletta alla mano, a pulire il pavimento del bus. Una scena destinata a far discutere: «È per questo – tuona Sansone – che noi non vinceremo mai. Né come categoria di autoferrotranvieri, né come cittadini, né tantomeno come donne ed uomini. I 26 lavoratori della ditta di pulizie Samir che lavorano in Ctp non ricevono notizie dei loro stipendi dal 27 maggio scorso, lavorano con vestiario invernale anche in queste infernali giornate d’estate e soprattutto non hanno certezze sul loro futuro lavorativo. L’azienda Samir non li rispetta. La committente Ctp non li rispetta. Città Metropolitana non li rispetta. Ma non li rispettano nemmeno i loro colleghi autisti. Per farsi notare, infatti, i lavoratori Samir hanno cominciato a lavorare con meno collaborazione del solito, semplicemente applicando i capitolati di gara. Eppure, come si può vedere, la loro “lotta silenziosa” non sta producendo conseguenze perché qualcuno non ha nemmeno il coraggio di vergognarsi. Perché qualche autista si sta sostituendo a queste persone spazzando e pulendo gli autobus al posto loro». Per Sansone di tratta dunque della «classica lotta tra poveri. E magari scopri che quell’autista è anche un rappresentante sindacale. Oggi saremo in Samir per sostenere la lotta dei 26 “invisibili”. Le Istituzioni sappiano che avranno di fronte 26 persone disposte a tutto pur di non tornare a casa ancora una volta a mani vuote. Sono pronti anche ad effettuare lo sciopero della fame ad oltranza, tanto quando hai le tasche vuote, non è nemmeno troppo difficile. Ai colleghi che non stanno rispettando la loro lotta, che dovrebbero sapere bene cosa significa non percepire lo stipendio, auguriamo il meglio, perché il peggio lo stanno già vivendo».