- Pubblicità -
Tempo di lettura: 4 minuti
NAPOLI – Iniziamo con un dato preciso preciso: per non affogare sotto 5 miliardi di debito, dopo aver abbandonato le barricate di epoca demagistriana e una serrata trattativa, il Comune di Napoli avrà dal Governo centrale 1 miliardo 231 milioni 549 mila 600 euro e 77 centesimi da qui ai prossimi 21 anni. Primo assegno, entro il 31 marzo.
 
Ma, a fronte di quest’aiuto, a quanto ammonta il danno, per dirla con Totò?
 
Il Comune si impegna a recuperare risorse proprie pari a un quarto di quanto lo Stato eroga: complessivamente, 307 milioni 887 mila 400 euro e 19 centesimi.
 
Per questo il Patto per Napoli che sarà firmato nei prossimi giorni dal premier Draghi e dal sindaco Manfredi e per il quale oggi si è riunito il consiglio comunale prevede (anche) un aumento delle tasse.
 
Il “minimo necessario”, ha assicurato l’assessore al bilancio Pier Paolo Baretta, l’uomo di Manfredi al Ministero delle Finanze per la trattativa.
 
Ma tant’è: iniziando con l’addizionale Irpef, nel 2022 non aumenterà. Nel 2023 lo farà, invece, nella misura dello 0,1%, e nel 2024 di un ulteriore 0,1%, ma saranno esentati coloro i quali certificano un reddito entro i 12 mila euro annui.
 
“Come sappiamo – ha relazionato Barettal’addizionale Irpef è proporzionale al reddito. Quindi, in valore assoluto, per un reddito di 15.000 euro, si tratta di un peso mensile di massimo 3 euro; per un reddito di 50 mila, di 8 euro mensili; per uno di 100 mila, di 16 euro mensili”.
 
L’altra tassa che aumenterà è quella di imbarco.
 
“Se introdotta a 2 euro – ha spiegato l’assessore – può produrre una entrata di 10 milioni l’anno. Partendo dal 2023, vorrà dire 40 milioni per il quinquennio” che, il rappresentante della giunta Manfredi, ha definito di “emergenza” perchè “l’apporto del nostro quarto sarà quantitativamente significativo, ma irregolare”.
 
Solo dopo il 2027 ci sarà un “progressivo assestamento”.
 
“E’ del tutto evidente, quindi, che la sfida principale si gioca ora: in questa consiliatura”, ha rimarcato Baretta.
 
Per questo la giunta ha chiesto al consiglio un voto per dare un mandato politico forte al sindaco Manfredi in vista della stretta di mano con Mario Draghi.
 
“Abbiamo voluto mettere a punto una strategia che risponda agli obiettivi di ripartenza, riorganizzazione e rilancio”, ha spiegato ancora Baretta.
 
“Ciò vuol dire alzare lo sguardo e definire un programma molto impegnativo e di lungo periodo con interventi che vanno esplicitati in un cronoprogramma semestrale. Questo atteggiamento – ha pungolato l’uomo della trattativa – consente di rovesciare l’atteggiamento che ha caratterizzato la gestione che ci ha preceduto: difensivo ed esclusivamente dipendente dalle risorse provenienti dallo Stato mentre il disavanzo saliva e il debito immobilizzava le attività”.
 
In altre parole: la foto di De Magistris davanti Palazzo San Giacomo e lo striscione “No al debito ingiusto” è stata abbondantemente archiviata.
 
E comunque: va anche detto che la riscossione sarà affidata a una società specializzata, che dalla vendita degli immobili “sono esclusi quelli popolari Erp” ma che invece si incude la rete del gas (vale 26 milioni). Che, a fronte di oltre 2 miliardi di euro non riscossi (880 milioni solo di multe non pagate, oltre 700 milioni di Tari non riscossa), da marzo il Comune comincerà a pagare tutte le fatture del 2021.
 
Per quelle di oltre 10 anni, ci dovrebbero essere, invece, solo le briciole (un saldo del 40%); per quelle di oltre 5 anni un saldo del 50%; per quelle di oltre 3 anni del 60% e dell’80% per quelle fino al 2020.
 
Ma su questo punto, giunta e consiglio comunale sono ben coscienti di come il terreno sia scivoloso: non ultimo è stato Antonio Bassolino ad avvisare che i ricorsi dei vecchi creditori potrebbero essere dietro l’angolo, “anche perchè molti progetti per i quali aziende e privati attendono ancora di essere pagati sono stati finanziati da fondi regionali ed europei”. Si salvi, allora, chi vuole. Ma anche chi può.