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Napoli –  Sono arrabbiati, i cioccolatai che hanno partecipato a “Chocoland”, la più grande fiera del cioccolato della Campania che si conclude questa sera. Giunta alla sua 11esima edizione e con oltre 300mila visitatori, quello che sulla carta è un grande successo nasconde, invece, molti “buchi neri”. Il primo è quello dell’organizzazione: nel tratto di strada che ospita la manifestazione, al Vomero, sembra esserci un “risucchio” di gente perché solo meno della metà di coloro che passeggiano su via Scarlatti poi si avventura anche sulla perpendicolare via Giordano. Questo, come ovvio, penalizza chi ha lo stand “posizionato” male: “Abbiamo pagato 7mila euro solo per il chiosco, a cui vanno aggiunti il costo del soggiorno e dei prodotti” – si lamenta una nota cioccolateria fiorentina che, malgrado campeggi davanti all’ex Trony, è quasi deserta -. “Non rientreremo mai con le spese perché c’è un problema ‘a monte’, nella gestione della kermesse”.

Oltre all’afflusso di gente più scarso in quella via, c’è un secondo problema da risolvere: la competizione con alcune aziende molto note a Napoli: “ Le vendite sono alle stelle, presto apriremo anche qui al Vomero un punto vendita esclusivo”, esultano i pasticcieri di Poppella. Che però, si badi bene, non è una cioccolateria e per questo, a rigore di logica (e di nome) sarebbe dovuta rimanere fuori dalla manifestazione. “E’ che non c’è criterio di selezione” – raccontano ancora da altri padiglioni -. “A Bologna, Perugia e nelle altre città dove si organizzano eventi simili si fa una selezione ‘a monte’, selezione basata prima di tutto sull’artigianalità e poi sulle materie prime”.

A Napoli, invece, tra le bancarelle si trova un po’ di tutto: pizza fritta, stand commerciali delle compagnie telefoniche, punti informazioni per disabili: “Così si distrugge una professione, le persone che passano di qui non hanno neanche un target elevato quindi è difficile far capire loro quanto lavoro ci sia dietro a un certo tipo di prodotto”.
E se il presidente di Municipalità, Paolo De Luca, ha sottolineato quanto la “festa del cioccolato” procuri anche ai commercianti un indotto enorme, “soprattutto a chi si occupa del food, che nei giorni scorsi mi ha detto di aver terminato le scorte di cibo”, i titolari dei negozi non sembrano d’accordo: “Incremento delle vendite? Ci stiamo solo ‘impuzzolentendo’ con l’odore di frittura. Impensabile mettere gazebo del genere accanto a negozi che pagano le tasse” – dice il titolare di Noemi Caffè, uno dei bar di via Scarlatti più frequentato -. “Poi, diciamocelo: sì, viene gente ma che gente è quella che arriva per queste sagre? A noi hanno chiesto addirittura di riempire le loro bottiglie con acqua minerale”.

Ornella d’Anna