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Napoli – Gli occhi di tutta Italia sono su Napoli Est dove, se non arriveranno sviluppi dal tavolo convocato al Mise il prossimo 22 ottobre, a fine mese la multinazionale Whirlpool lascerà la periferia orientale della città partenopea.

In bilico, tra la fabbrica di via Argine e gli indotti regionali, più di mille posti di lavoro con l’ombra sciacallaggio della malavita organizzata, in un territorio già martoriato dalla camorra. Dove il lavoro resta uno strumento primario per contrastare questo cancro.

Gli occhi di tutta Italia su Napoli Est

Oggi nella fabbrica di Napoli Est c’è stata la visita del segretario generale della Uilm Rocco Palombella, mentre questo venerdì sarà a Ponticelli anche il sindacalista Aboubakar Soumahoro, promotore degli Stati Popolari degli Invisibili.

Una questione che non riguarda solo la città di Napoli. Non è di certo un caso che per il prossimo tavolo al ministero dello Sviluppo Economico tra azienda e Governo prenderanno parte anche le regioni dove ci sono gli altri stabilimenti della multinazionale statunitense in Italia come: Marche, Toscana e Lombardia, perché la vertenza napoletana riguarda tutta la penisola.

Il 22 ottobre c’è la convocazione al Mise – ha spiegato oggi in fabbrica Rocco Palombella. Questa giornata non può essere una giornata qualunque. Il 22 deve arrivare la soluzione”.

Vogliamo che ci sia un assetto industriale che ci consenta di poter continuare a produrre a Napoli – racconta il segretario generale della Uilm – se sarà così continueremo nel nostro percorso, se non ci sarà questo dal 22 in poi bisogna decidere insieme il da farsi”.

Venerdì prossimo sarà nella fabbrica di Ponticelli anche il sindacalista Aboubakar Soumahoro, già vicino agli operai napoletani in diverse occasioni.
Come si fa a far ripartire l’Italia e il Sud senza la centralità del lavoro – aveva raccontato lo scorso luglio in occasione dell’incontro tra lavoratori e Prefetto di Napoli – bisogna rispondere con un piano concreto e reale alle istanze delle lavoratrici e dei lavoratori della Whirlpool. Quest’azienda rappresenta un presidio di legalità e di giustizia in un territorio che vuole avere la possibilità di esistere senza essere legati alle politiche dell’assistenzialismo”. Una voce, quella di Soumahoro, che tenta di dare spazio a chi resta nell’ombra del precariato e del lavoro nero.

Ma gli operai di Whirlpool Napoli oggi si sentono invisibili?

Anche noi stiamo entrando in quella fascia di invisibili – racconta Luciano Doria, operaio della fabbrica di via Argine da più di 30 anni -. Anche noi siamo vittime di caporalato, quello delle multinazionali, che decidono loro il prezzo del lavoro, dove investire, dove desertificare, poi inquinano e lasciano un territorio abbandonato a se stesso. Prima di chiudere la Whirlpool, l’azienda ha ricevuto milioni di sovvenzioni statali ed ora chiude senza darci neanche un reale motivo”.