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La Nazionale di Roberto Mancini prosegue spedita il suo percorso a Euro 2020 e ieri pomeriggio ha conosciuto anche il nome dell’avversaria agli ottavi di finale in programma sabato sera a Monaco di Baviera, l’Austria. C’è tuttavia una questione che ha offuscato parzialmente il successo sul Galles dirottando l’attenzione su un tema dalle sfumature politiche. 

Al momento del fischio d’inizio i giocatori gallesi si sono inginocchiati in segno di solidarietà al movimento Black Lives Matter. Non tutte le selezioni hanno sposato l’iniziativa (tanto è vero che nei precedenti due impegni con Turchia e Svizzera gli azzurri non si erano trovati davanti a una scelta) ma Bale e compagni sì. E allora cosa fare?

Detto che non è certo un gesto a qualificare la posizione di un uomo su temi così delicati, a inginocchiarsi al pari dei gallesi sono stati soltanto cinque azzurri (Toloi, Emerson Palmieri, Bernardeschi e Belotti). Gli altri sono rimasti in piedi, forse per scelta o probabilmente perché presi alla sprovvista da una situazione nuova. Sta di fatto che le polemiche non hanno risparmiato né la politica né il mondo dei social, popolato da innumerevoli soggetti che amano prendere posizione anche sul tempo di cottura della pasta. 

Le parole più sagge, a tal proposito, le ha dette Gravina, che qualche settimana fa aveva dovuto difendersi addirittura da una polemica ancor più sensazionalistica quanto assurda: l’assenza di giocatori neri tra i convocati. Avrà pure usato la diplomazia che compete a chi ricopre un’alta carica quale quella di presidente della Figc, ma si fa davvero fatica a non dargli ragione: “Siamo contro il razzismo, ma sui gesti non imporremo mai niente. I giocatori devono agire seguendo la loro coscienza”. Insomma, il calcio giocato è una cosa, la morale è un’altra. Chiamasi libertà, nulla di più vicino ai valori fondanti di Black Lives Matter.