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I presidenti delle regioni di centrodestra scendono in campo e scrivono una lettera al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al premier Giuseppe Conte, al ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia e ai presidenti delle Camere Elisabetta Casellati e Roberto Fico. La lettera è firmata dai governatori di Abruzzo (Marco Marsilio), Basilicata (Vito Bardi), Calabria (Jole Santelli), Friuli Venezia Giulia (Massimiliano Fedriga), Liguria (Giovanni Toti), Lombardia (Attilio Fontana), Molise (Donato Toma), Piemonte (Alberto Cirio), Sardegna (Christian Solinas), Sicilia (Nello Musumeci), Umbria (Donatella Tesei) e Veneto (Luca Zaia).

“La Fase 1 dell’emergenza Covid”, scrivono i presidenti di centrodestra, “ha visto un accentramento dei poteri normativi in capo al Governo, secondo lo schema decreto-legge + DPCM attuativi che ha posto problemi di compatibilità con la Costituzione, sia con riferimento al coinvolgimento parlamentare, sia con riferimento al rispetto delle competenze regionali. Tale accentramento è stato comunque responsabilmente accettato dalle Regioni a causa dell’assoluta emergenza e del principio di leale collaborazione tra livelli di governo, ma il protrarsi, anche nell’attuale fase di superamento della stretta emergenza, di risposte eccezionali, date rigidamente con atti del Presidente del Consiglio dei Ministri sprovvisti di forza di legge, potrebbe portare alla luce criticità anche notevoli circa la tenuta di un impianto giuridico basato su atti amministrativi che, in quanto tali, sono sì successivamente sindacabili innanzi al giudice amministrativo e, per ciò che concerne le Regioni, anche presso la Corte Costituzionale, ma che sfuggono al controllo preventivo da parte del potere pubblico e costituzionale. Ad ogni modo adesso inizia la Fase 2”.

“È una fase nuova”, aggiungono i presidenti di regione di centrodestra, “che si giustifica per una progressiva diminuzione dell’emergenza. Per questo motivo, è essenziale che si ritorni progressivamente ad un più pieno rispetto dell’assetto costituzionale e del riparto di competenze tra lo Stato e le Regioni, sempre in applicazione dei principi di sussidiarietà e leale collaborazione. È necessario giungere progressivamente ad una ‘normalizzazione dell’emergenza’, che consenta un ritorno agli equilibri democratici previsti dalla Costituzione. E che porti, da un lato, a svolgere quanto prima le elezioni nelle Regioni a fine consiliatura e, dall’altro, a riconsegnare alle Regioni le competenze provvisoriamente avocate al livello centrale. Ogni territorio, infatti, ha le proprie specificità, sia da un punto di vista strutturale, sia da un punto di vista epidemiologico. Essendoci dunque situazioni di oggettiva disomogeneità di condizioni sul territorio nazionale, è necessario che si possano dare regolamentazioni differenziate. Si deve perciò passare dalla logica dell’uniformità alla logica dell’uguaglianza”.