Tempo di lettura: 2 minutiHa lasciato uno strascico di amarezza la chiusura definitiva del punto vendita Zara di Corso Vittorio Emanuele ad Avellino.
Domenica sera, dopo ben 18 anni di attività lungo il salotto buono della città, la saracinesca si è abbassata per l’ultima volta, e a nulla è valsa una petizione pubblicalanciata all’indomani della notizia della chiusura,
“Le luci del nostro negozio si sono spente ma non continuiamo a brillare”, il commento dei dipendenti che ora saranno smistati in altri punti vendita fuori provincia.
Una chiusura decisa dal gruppo Inditex, proprietario del marchio del colosso di moda, che coinvolge 1.200 negozi in tutto il mondo nell’ambito di un piano di ristrutturazione. Tra questi figura anche il punto vendita di Avellino.
Si tratta, dunque, di una più ampia strategia del gruppo che punta sempre di più sulla digitalizzazione dell’esperienza d’acquisto e sull’e-commerce. La crescente preferenza dei consumatori per gli acquisti online ha infatti inciso profondamente sui bilanci dei negozi fisici, soprattutto in città medio-piccole dove il traffico pedonale è calato drasticamente rispetto agli anni pre-pandemia.
E’ indubbio che negli ultimi anni abbiamo assistito a un cambiamento radicale nelle abitudini dei clienti, le vendite online sono aumentate in maniera esponenziale, mentre i punti vendita come quello di Avellino hanno registrato cali costanti che non giustificano più i costi di gestione
Secondo quanto riportato dagli analisti, il punto vendita di Avellino – aperto nel 2012 – aveva già evidenziato segnali di sofferenza nel post-Covid. La crescita delle piattaforme digitali, l’espansione del canale Zara.com e l’introduzione di app sempre più performanti hanno offerto ai clienti un’alternativa comoda, veloce e spesso più fornita rispetto al negozio fisico.
In città, intanto, si apre il dibattito sull’impatto di questa chiusura sul tessuto economico e sociale. Oltre al destino dei dipendenti, che come detto potrebbero essere ricollocati o inseriti in programmi di supporto, c’è preoccupazione per l’effetto domino che potrebbe colpire altri marchi.
Per molti cittadini, Zara rappresentava un punto di riferimento per la moda accessibile e alla portata di tutti. Ora, per acquistare i capi del brand, resta soltanto la strada dell’e-commerce. Una strada ormai largamente battuta, ma che segna una nuova tappa nel lento ma costante ridimensionamento della vendita al dettaglio tradizionale. E la colpa è anche di noi consumatori.


