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Industriali, Gesac lascia Napoli e punta su Salerno

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Salerno – Gesac lascia Napoli e punta su Salerno. Almeno per quanto riguarda l’associazionismo nel campo industriale. È questa la novità. Sorprendente. La società di gestione degli aeroporti di Napoli e Salerno fa sapere di aver deciso “di recedere dall’Unione Industriali di Napoli”. Gesac spiega. “Tale decisione è motivata dal perdurante clima di tensione che negli ultimi tempi ha caratterizzato la vita associativa; tale clima, di fatto ha impedito lo svolgimento, in maniera produttiva, del lavoro istituzionale dell’Associazione. Gesac, attraverso l’adesione all’Associazione degli Industriali di Salerno, resta comunque nel mondo di Confindustria Campania”. Gesac conferma così il suo processo di radicamento a Salerno.

Dopo due anni di stop, torna a Benevento la tradizionale Fiera di San Giuseppe

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Benevento – Il sindaco di Benevento, Clemente Mastella, e gli assessori Luigi Ambrosone e Attilio Cappa rendono noto che il tradizionale evento della “Fiera di San Giuseppe”, dopo due anni di sospensione per effetto delle misure di contenimento del Covid-19, si terrà regolarmente nelle giornate del 18, 19 e 20 marzo 2022 nella consueta area retrostante lo stadio Ciro Vigorito.
“E’ obiettivo dell’Amministrazione – spiegano il sindaco Mastella e gli assessori Ambrosone e Cappa – favorire la ripresa delle attività economiche sul territorio comunale, anche al fine di rispondere alle esigenze espresse dagli esercenti e dalla cittadinanza; in tale ottica la Fiera rappresenta un appuntamento di grande interesse economico e di sviluppo commerciale per gli operatori del settore agro-alimentare, artigianale e delle avanzate tecnologie agricole”.
Gli operatori interessati a partecipare alla Fiera di San Giuseppe possono presentare richiesta di partecipazione entro il termine del 28 febbraio 2022, trasmettendo apposita istanza all’indirizzo pec: [email protected].
Il fac-simile della domanda di partecipazione è scaricabile al seguente link: https://www.comune.benevento.it/portale/dopo-due-anni-di-sospensione-torna-la-tradizionale-fiera-di-san-giuseppe-si-svolgera-il-18-19-e-20-marzo/. 

Rider aggredito, pene dure anche in appello per maggiorenni: confermati 10 anni di carcere

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Napoli – Dure condanne, anche in secondo grado, per i due giovani maggiorenni ritenuti responsabili di avere derubato, il 2 gennaio 2021, a Napoli, lo scooter al rider Gianni Lanciato: la seconda sezione della Corte di Appello di Napoli ha confermato i dieci anni di reclusione inflitti Vincenzo Zimbetti e Michele Spinelli dal gup di Napoli Nord al termine di un processo celebrato con il rito abbreviato. Zimbetti e Spinelli sono stati difesi, rispettivamente, dagli avvocati Giovanna Cacciapuoti e Francesco Buonaiuto, e dai colleghi Diego Abate e Carlo Bianco.

La sentenza, secondo i legali di Zimbetti, gli avvocati Cacciapuoti e Buonaiuto, “è particolarmente severa e non concede sconto alcuno ai due ragazzi, nonostante la loro giovane età e il ravvedimento manifestato con la confessione, una lettera di scuse e anche attraverso il risarcimento dei danni, che ha portato alla revoca della costituzione di parte civile da parte della vittima”.

“Come sempre, – sottolineano Cacciapuoti e Buonaiuto – rispettiamo le decisioni dei magistrati, ma riteniamo che una condanna così severa tradisca la funzione rieducativa della pena che costituisce un fondamento del nostro ordinamento penale, specie quando si tratta di imputati così giovani”. Nell’aggressione al rider parteciparono anche dei minorenni: a tre giovani i giudici del Tribunale per i Minori hanno inflitto una condanna molto più mite, 4 anni e 3 mesi mentre per al quarto la pena è stata ridotta a 3 anni e 4 mesi in quanto non avrebbe preso parte a un’altra analoga rapina che ha preceduto quella al rider.

“Le decisioni dei giudici si rispettano – ribadisce l’avvocato Carlo Bianco, legale di Spinelli – ma, in verità, nessuno si aspettava una sentenza di conferma. Ci si aspettava, invece, un intervento per rendere la sentenza proporzionata alla giovane età, allo stato di incensuratezza, agli sforzi fatti da persone indigenti, quali sono i genitori del ragazzo, per risarcire il rider di duemila euro, una cifra importante da chi per vivere fa lavori umili. Francamente non so proprio come spiegare – continua l’avvocato – ai due ragazzi la differenza di condanna, praticamente il doppio rispetto ai complici minorenni ma che in realtà avevano un’età di poco inferiore a quella dei maggiorenni. Una condanna – conclude il legale – che sembra essere frutto di una fredda cumulazione delle pene previste per i due episodi contestati”

Muore a New York, l’avvocato: “Misure primitive hanno provocato il suicidio di Claudio”

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In un comunicato diffuso dall’avvocato americano che si trova a New York, la famiglia di Claudio Mandia, il giovane di Battipaglia morto in un college negli States alla vigilia del suo diciottesimo compleanno, conferma (anticipazioni in merito erano già state diffuse nella giornata di ieri) secondo quanto riportano organi di stampa che danno conto della nota, che il decesso sarebbe avvenuto per suicidio.

Un gesto che potrebbe essere – secondo l’ipotesi ventilata nel comunicato – conseguenza della punizione che gli sarebbe stata inflitta con un isolamento di tre giorni per aver copiato un compito importante, propedeutico al conseguimento del diploma finale e quindi all’accesso all’Università. Il giovane è morto nella notte tra giovedì e venerdì. I genitori sono arrivati sabato per il suo diciottesimo compleanno e al loro arrivo avvertiti della tragedia. In un primo momento si era parlato di malore. Poi altre ipotesi, gioco estremo, violenze giovanili, e infine la pista del suicidio.

In un primo comunicato diffuso negli Usa sempre dallo stesso legale si era parlato di “trattamento inimmaginabile” cui era stato sottoposto il giovane. Ora la nuova nota – di cui riferiscono i media – in cui si sostiene che “misure primitive sono state la causa diretta del suicidio di Claudio mentre era rinchiuso in isolamento”. Il comunicato non va oltre il termine ‘misure primitive’. Per capirne di più occorrerà attendere l’esito delle indagini della polizia del luogo che dovrà accertare anche la natura della ‘detenzione’ di fatto del giovane nei giorni in cui è stato isolato dal resto della classe. Già effettuata l’autopsia, si attende ora il rientro in Italia della salma per la celebrazione dei funerali.

Caro carburanti, prosegue la protesta dei camionisti: blocco al casello di Caianello

20071210 - TORINO INTERPORTO (TORINO) - DIS - SCIOPERO DEI TRASPORTATORI - Alcune immagini del blocco del traffico causato dai camionisti questa mattina all'interporto di Torino, la protesta dovrebbe durare ancora quattro giorni. ANSA/MAURO DONATO
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Caserta – Prosegue sull’A1, nel trattato casertano compreso tra Capua e Caianello, la protesta dei camionisti contro il caro carburante, iniziata nella tarda serata di ieri con un blocco che ha interessato il tratto che va dal casello che conduce all’autostrada Salerno-Reggio Calabria fino alla barriera di Napoli Nord, a Caserta.

Decine di tir hanno poi proseguito in mattinata la protesta attuando una rallentamento tra Capua e Caianello e poi un blocco del casello di Caianello, con disagi per gli automobilisti; si tratta però di “blocchi mobili”, che vengono imposti e poi rimossi.

Camorra, sequestro da 30 milioni a due imprenditori: erano definiti le “spie per il pizzo”

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Caserta – Erano definiti le “spie per il pizzo” perché attraverso le loro aziende raccoglievano i soldi da versare a titolo di estorsione al clan Belforte di Marcianise (Caserta), ed in più organizzavano incontri tra gli imprenditori estorti e gli appartenenti alla cosca. È quanto emerso a carico di due fratelli imprenditori operanti nei settori del cemento e della ristorazione del casertano, per i quali sono scattati sequestri di beni per oltre 30 milioni di euro tra case di lusso sulla Costiera amalfitana e auto come Ferrari e Porsche, e la sottoposizione delle loro aziende all’amministrazione giudiziaria.

I provvedimenti sono stati emessi dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere – sezione misure di prevenzione – e sono stati eseguiti dalla Polizia di Stato (Divisione Anticrimine della Questura di Caserta) in collaborazione con il personale della Dia e della Guardia di Finanza di Caserta; a proporli il Direttore della Direzione Investigativa Antimafia e il Questore di Caserta. Era stata la Polizia di Stato – Squadra Mobile della Questura di Caserta – ad indagare sui due fratelli nel 2014 e a scoprire la contiguità dei due imprenditori al clan Belforte di Marcianise; uno dei due è stato poi condannato sia in primo grado che in appello con sentenza diventata definitiva nel 2018 a 5 anni e 5 mesi di carcere. Sull’indagine della Polizia di Stato si è poi innestata l’inchiesta di natura economico-finanziaria sul patrimonio dei due fratelli, cui hanno preso parte Dia e Guardia di Finanza.

I due operatori economici – è emerso – erano diventati un punto si riferimento per il pagamento del pizzo tanto per il clan quanto per gli altri imprenditori del territorio, che quando dovevano aprire una nuova attività a loro si rivolgevano affinché indicassero i referenti dell’organizzazione camorristica da contattare per “mettersi a posto”. I fratelli organizzavano incontri tra gli estorsori del clan e le vittime, e avevano inventato un sistema per raccogliere tangenti dai colleghi: in pratica sovrafatturavano gli importi delle effettive forniture per consentire la creazione di “fondi neri” destinati al pagamento delle estorsioni. Ad uno dei due fratelli sono stati sequestrati beni oltre 30 milioni di euro: si tratta in particolare di 3 società e 61 immobili ubicati nelle province di Caserta, Benevento, Salerno, L’Aquila e Parma (11 terreni, 18 abitazioni, 2 opifici industriali, 29 garage e magazzini ed 1 multiproprietà in costiera amalfitana), nonché 99 rapporti finanziari e 10 beni mobili (5 autovetture, tra cui una Ferrari ed una Porsche, 3 imbarcazioni e 2 rimorchi). Per l’altro fratello è stata invece disposta l’amministrazione giudiziaria per il periodo di un anno delle sei aziende a lui riconducibili; un modo per “risanare” le aziende dalle infiltrazioni malavitose e farle rientrare nel mercato.

Pnrr, la minoranza interroga il sindaco Mastella: “Occhio ai bandi di edilizia scolastica”

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Benevento – Interrogazione dei Consiglieri di minoranza al sindaco di Benevento Clemente Mastella.

“I sottoscritti Consiglieri Comunali visti i Bandi per l’attuazione del PNRR relativi ad interventi in materia di edilizia scolastica, potenziamento del tempo pieno, mense e sport negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia, sostegno alle persone vulnerabili e anziani non autosufficienti, percorsi di autonomia per persone con disabilità, housing temporaneo.

Interrogano la S.V. per sapere se e quali progetti il Comune ha presentato, o intende presentare, per accedere ai fondi previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per le seguenti Missioni e Componenti
-Missione 4- Comp.1- Mense asili nido e infanzia (Bando in scadenza il 28/2/2022)
-Missione 4- Comp.1 -Sport a scuola (Bando in scadenza il 28/2/2022)
-Missione 4- Comp.4- Riqualificazione edilizia scolastica (Bando scaduto)
-Missione 5- Comp.2- Sostegno persone vulnerabili (Bando aperto dal prossimo 01/03/2022)
-Missione 5- Comp.2- Percorsi di autonomia disabilità (Bando aperto dal prossimo 01/03/2022)
-Missione 5- Comp.2- Housing temporaneo (Bando aperto dal prossimo 01/03/2022)

In attesa di sollecito riscontro si porgono distinti saluti: Luigi Diego Perifano, Raffaele De Longis, Angelo Miceli, Floriana Fioretti, Giovanni De Lorenzo, Maria Letizia Varricchio, Vincenzo Sguera e Luigia Piccaluga”.

Legionella, 61 siti ispezionati in Campania nel 2021 

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Nel corso del 2021 sono stati notificati all’Arpa Campania 83 casi di legionellosi, in seguito ai quali l’Agenzia ha svolto 67 ispezioni in 61 siti. Dei 61 siti ispezionati (20 abitazioni, 6 luoghi di lavoro, 21 strutture ricettive, 14 strutture sanitarie), sono 27 quelli risultati contaminati da Legionella. Su 832 campioni prelevati nel corso dei sopralluoghi, 159 sono risultati positivi alla presenza di Legionella.  

La sorveglianza ambientale della Legionella, affidata al Centro di riferimento regionale  per la legionellosi diretto dalla dott.ssa Anna Maria Rossi e incardinato nel Dipartimento provinciale Arpac di Salerno, si concentra sui siti frequentati dai pazienti che hanno sviluppato la malattia, e consiste nell’individuazione dei cosiddetti “punti critici” degli impianti idrici e di climatizzazione (dove è più facile che si annidi e proliferi il batterio responsabile dell’infezione) da cui prelevare ed analizzare campioni di matrici ambientali (acqua, aria, biofilm, sedimenti, eccetera). 

La legionellosi, nelle forme più gravi, può causare severe polmoniti con esiti talvolta letali. 

L’andamento, nel corso degli ultimi anni, delle segnalazioni dei casi di legionellosi pervenute all’Arpa Campania, mostra che dai 116 nel 2017 si è passati a 135 nel 2018, 124 nel 2019, 60 nel 2020, infine 83 nell’ultimo anno trascorso. Gli ultimi due anni hanno visto una netta diminuzione delle segnalazioni, soprattutto di quelle legate al mondo turistico-ricettivo (cosiddetta “legionellosi dei viaggiatori”), a causa dell’emergenza Covid-19. 

Arpac è anche impegnata sul fronte della prevenzione, con programmi di sorveglianza nelle strutture sanitarie per verificare l’assenza del batterio Legionella negli impianti. Sono cinque le convenzioni di cui l’Agenzia di recente ha disposto il rinnovo, rispettivamente con le Asl di Avellino e Salerno e con gli ospedali Moscati di Avellino, San Pio di Benevento e con gli ospedali riuniti San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno. Nell’ambito di queste convenzioni, sono 1.272 i campioni prelevati nel corso del 2021 dalle strutture sanitarie ispezionate. 

«L’attività del Laboratorio legionellosi è uno degli esempi più significativi di collaborazione tra l’Agenzia ambientale e il Sistema sanitario», commenta il direttore generale Arpac Stefano Sorvino. «In questo caso è particolarmente evidente la possibilità che l’ente deputato ai controlli ambientali contribuisca ad alleggerire la pressione sul sistema sanitario, ma in linea di massima tutte le attività di protezione ambientale hanno un risvolto, a breve o a lungo termine, sulla salute umana». 

Prefetto Messina: “Il sequestro come strategia prioritaria”

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Salerno – “L’ingente sequestro di beni, eseguito oggi dalla Squadra Mobile di Salerno e dal Servizio Centrale Operativo, si colloca in una più ampia strategia di contrasto all’accumulazione illecita di patrimoni che da tre anni sta perseguendo la Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato”. Queste le dichiarazioni del Prefetto Francesco Messina  Direttore Centrale Anticrimine.

“Le indagini di polizia giudiziaria dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno e partite dal monitoraggio – effettuato dalla locale Squadra Mobile – dei gruppi riconducibili alla criminalità organizzata camorristica operanti nell’agro nocerino-sarnese, hanno consentito di individuare una posizione imprenditoriale locale che nel corso degli anni aveva illecitamente accumulato un patrimonio oggi attinto dalla misura di prevenzione patrimoniale, il cui valore complessivo supera i 200 milioni di euro.

Tale somma è stata accantonata anche grazie al mancato pagamento di tributi da parte dell’imprenditore destinatario della misura che, nel tempo, ha prima finanziato società che offrivano a bassissimo prezzo prestazioni nel campo della logistica e del trasporto di rifiuti, per poi costituire, in un secondo momento, una fitta rete aziendale da avviare al dissesto, delle vere e proprie bad companies su cui scaricare i debiti derivanti dal mancato pagamento delle imposte da parte delle società attive. Queste ultime venivano quindi sistematicamente svuotate con modalità tipiche e ben collaudate, come il cambio della ragione sociale, lo spostamento della sede e la cessione di quote societarie a ridosso delle procedure di liquidazione.

Proseguire nell’azione di contrasto preventivo all’accumulazione illecita di patrimoni è una priorità della Direzione Centrale Anticrimine. Infatti, è necessario affiancare all’azione di repressione penale, caratterizzata dall’adozione di misure cautelari personali, l’ablazione patrimoniale di beni che – in quanto illecitamente acquisiti – inquinano il tessuto economico e sociale di interi territori. Sottolineo che, in tale strategia, oltre alle Autorità Giudiziarie interessate, rientrano a pieno titolo i Questori della Repubblica, anch’essi, come le prime, normativamente titolari del potere di proposta di misure di prevenzione patrimoniali”.

Logistica e Trasporti: sequestro da 200 milioni ad un’impresa dell’Agro nocerino

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Salerno – La Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato e la Squadra Mobile di Salerno hanno eseguito un sequestro di beni mobili, immobili ed assetti societari, per un valore complessivo di circa 200 milioni di euro, riconducibili ad un imprenditore di Nocera Inferiore (Salerno) attivo da circa 25 anni nel settore dei trasporti e della logistica.

L’attività, disposta dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Salerno su richiesta della Dda di Salerno, ha riguardato le provincie di Salerno, Reggio Emilia, Bari, Napoli e Mantova. Il sequestro ha interessato 11 società presenti in più province italiane, 1500 autoarticolati facenti parte dei numerosi assetti societari dediti alla logistica e ai trasporti di merce, 100 beni immobili (fabbricati, terreni, 3 ville di lusso e 9 appartamenti), un’imbarcazione da diporto e una Ferrari. Beni, secondo la ricostruzione effettuata dal Tribunale, ritenuti provento di numerosi reati fiscali, consumati grazie al concorso di familiari e terzi compiacenti e ricorrendo a innumerevoli condotte illecite quali la fraudolenta sottrazione al pagamento delle imposte, l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, l’appropriazione indebita, la bancarotta fraudolenta e l’intestazione fittizia di beni a terzi e prestanome.

Le indagini, avviate nel 2016 a carico di esponenti del clan “Serino”, hanno evidenziato la pericolosità sociale dell’imprenditore, individuato quale perno di un complesso sistema economico-finanziario di natura criminale basato su un meccanismo seriale, fraudolento ed articolato, finalizzato alla distrazione e all’evasione fiscale di enormi somme di denaro. Condotte che gli avrebbero consentito di arricchirsi oltremodo. Secondo la ricostruzione effettuata dal Tribunale, attraverso il costante mancato pagamento dei tributi, per milioni di euro, l’imprenditore avrebbe dapprima finanziato le società del gruppo, in grado di offrire le loro prestazioni (logistica e trasporto dei rifiuti) a prezzi estremamente concorrenziali e, nel contempo, avrebbe costituito una fitta rete aziendale operante attraverso meccanismi di frode al fisco e società da avviare al dissesto sulle quali scaricare i debiti derivanti dal mancato pagamento delle imposte delle società attive del gruppo. Successivamente le società sarebbero state svuotate secondo schemi tipici: mutamento della ragione sociale e spostamento della sede, con contestuale cessione delle quote societarie a ridosso delle procedure di liquidazione. L’imprenditore, al fine di evitare accertamenti di natura fiscale, avrebbe nel tempo ceduto le quote societarie detenute e le cariche ricoperte a favore di numerosi prestanome compiacenti. Questi ultimi nella maggioranza dei casi congiunti erano meri esecutori delle disposizioni impartite dall’imprenditore. Le indagini della Procura Distrettuale di Salerno e della Polizia di Stato hanno anche prospettato l’esistenza di plurimi contatti e rapporti di contiguità dell’imprenditore con esponenti di ambienti camorristici dell’area nocerino-sarnese.

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