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Blitz anti camorra in Abruzzo e Campania. Dalle prime luci dell’alba a Martinsicuro (Teramo) e a Melito di Napoli i Carabinieri dei Comandi Provinciale di Teramo e Napoli, del Nucleo Elicotteri di Pescara e del Nucleo Cinofili di Chieti, stanno eseguendo cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere per estorsione aggravata dal metodo mafioso a carico di alcuni soggetti italiani dimoranti nel teramano e altri in provincia di Napoli. Le misure sono state emesse dal Gip del Tribunale di L’Aquila su richiesta della locale Procura della Repubblica Direzione Distrettuale Antimafia.
Le indagini che hanno portato ai cinque arresti per estorsione aggravata dal metodo mafioso sono scaturite da una denuncia presentata ad agosto da un imprenditore edile di Tortoreto il quale ha riferito ai Carabinieri che, qualche tempo prima, trovandosi in gravi difficoltà economiche, aveva venduto un orologio marca Rolex per la somma di 3.500 euro ad un pregiudicato di origine napoletana, da tempo residente a Martinsicuro. Trascorsi alcuni giorni dall’acquisto il pregiudicato, dopo aver riferito all’imprenditore che l’orologio, a suo parere, era falso, pretendeva da quest’ultimo inizialmente la restituzione della somma di 3.500 euro, per poi aumentare la pretesa illecita a 5.000 euro. Davanti all’iniziale diniego dell’imprenditore nel consegnare il denaro, il pregiudicato, con l’ausilio degli altri quattro indagati (tre uomini ed una donna, anch’essi originari di Napoli ma domiciliati a Martinsicuro), dopo aver rappresentato alla vittima l’appartenenza ad un clan camorristico partenopeo, ha posto in essere nei suoi confronti e nei confronti del padre reiterate minacce, anche di morte, per indurlo a pagare. Gli indagati, vista l’impossibilità della vittima a consegnare la somma richiesta, dopo averla minacciata anche con una pistola, si sono impossessati della sua autovettura, una Smart del valore di circa 6.000 euro. Le attività investigative dei Carabinieri, condotto inizialmente sotto l’egida della Procura della Repubblica di Teramo e successivamente sotto quella della D.D.A. aquilana, hanno quindi consentito l’identificazione degli autori del delitto.