- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti

Se non è un congresso di partito poco ci manca. Il Movimento Cinque Stelle, che della fluidità e della liquidità della propria organizzazione aveva fatto un proprio marchio distintivo, si ritrova ora a celebrare uno dei classici riti delle organizzazioni novecentesche.

Come sempre la forma non può coprire la sostanza. Si chiamano ‘Stati Generali’, rievocando solenni adunate storiche, si leggono definizioni di equilibri e rapporti di forza interni. Nei fatti: un congresso.

Nulla di strano, ci mancherebbe, ma comunque l’ennesimo tassello di quel processo di “normalizzazione” – istituzionalizzazione, direbbero i più accorti – che il Movimento ha intrapreso almeno dalla nascita del primo governo Conte. L’obiettivo dichiarato è quello di arrivare a una direzione collegiale, con l’obiettivo di rafforzare la presenza sul territorio. Una dichiarazione d’intenti, più che una vera volontà politica, stante l’impossibilità di conciliare le posizioni in campo. 

Oggi pomeriggio parleranno i big del Movimento, i trenta scelti dai 26 mila elettori che nei fatti  formano qualcosa di simile a una direzione. Probabile che nel corso degli interventi si manifesteranno, in tutta la loro plasticità, tensioni e mal di pancia sopiti (neanche tanto) da mesi. Da un lato la linea ‘ortodossa’, capeggiata da Di Battista, dall’altro il gruppo ‘dei campani’, capeggiato da Di Maio con il sostegno di Fico (anche se quest’ultimo, data anche la sua figura istituzionale, proverà a recitare il ruolo del mediatore). 

I temi caldi sono essenzialmente due: deroga ai due mandati e il nodo dell’alleanza con il Partito Democratico. La posizione di Di Battista è chiara: no alla deroga e – soprattutto – no ad alleanze organiche con il Pd. Il gruppo fedele a Di Maio, che al momento sembra essere assolutamente maggioritario, potrebbe cedere sulla deroga ma terrà ferma la barra sull’ipotesi di un’alleanza di lungo respiro con i dem (alla quale lavora da tempo proprio Fico e che è funzionale anche al mantenimento degli equilibri di governo).

Grande assente sarà Roberto Casaleggio, figlio del fondatore Gianroberto. Glaciale il suo messaggio di declino alla partecipazione: “Alcuni giornali si interrogano sulla mia eventuale presenza agli Stati Generali del Movimento 5 Stelle – ha scritto Casaleggio sul suo profilo Fb – Ho ricevuto ieri l’invito a partecipare nella discussione di domenica. Ho deciso di declinare perché ritengo che se ci sono delle regole di ingaggio, queste debbano essere rispettate”. Di Grillo, al momento, nessuna notizia.

Oggi pomeriggio si scriverà una pagina decisiva per il futuro prossimo dei Cinque Stelle. Se – come tutto lascia presagire – il ‘gruppo dei campani’ dovesse risultare maggioritario, c’è addirittura chi si azzarda a ipotizzare una scissione. A quel punto, verrebbe da dire, il processo di normalizzazione sarebbe del tutto completato.