- Pubblicità -
Tempo di lettura: 2 minuti

Nella giornata di ieri un detenuto ucraino di 51 anni, sposato con figli, si è impiccato nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Era accusato di omicidio. Il giorno prima aveva partecipato ad un’udienza. È il terzo suicidio nel 2023 nello stesso istituto.

“I motivi per cui i detenuti si suicidano – afferma il garante campano delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale Samuele Ciambriellosono tanti. Come nel caso di questo detenuto ucraino di 51 anni, svolgeva regolari colloqui con i figli. È un caso silente, non aveva mai mostrato nessun segnale critico. Pochi giorni fa aveva effettuato una visita specialistica e anche in quel momento non aveva fatto trasparire nulla. Probabilmente è stata qualche brutta notizia ricevuta rispetto alla sua situazione giudiziaria. Rispetto alle morti in carcere, ai tentativi di suicidio e ai casi di autolesionismo o agli scioperi di fame e sete, bisogna fermarsi e fare un lavoro insieme. Il carcere non va rimosso, ma negli istituti di pena ci devono essere più figure di ascolto, più assistenti sociali, psicologi, psichiatri ed educatori e proprio questi ultimi devono essere ancora più in contatto con i detenuti. Si deve creare una rete maggiore di ascolto, perché se parlare è un bisogno, ascoltare è un’arte. La politica soprattutto per il carcere visto il sovraffollamento deve mettere in campo risposte concrete, non populistiche né mediatiche ma risposte di senso”.

Nel 2023 in Italia ci sono stati 67 suicidi, di cui 5 in Campania, tra Santa Maria Capua Vetere, Secondigliano e Poggioreale.