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Nasce anche dalle dichiarazioni di Raffaele Imperiale, importante broker della droga per la camorra, soprannominato il “boss dei Van Gogh”, estradato da Dubai nel marzo 2022 e di recente divenuto collaboratore di giustizia, l’inchiesta della Dda milanese su un maxi traffico di droga dal Nord Europa, gestito in “joint venture” da uomini legati alla ‘ndrangheta e alla mafia campana.
E’ quanto è emerso dalla conferenza stampa in Procura a cui hanno preso parte, tra gli altri, il procuratore Marcello Viola, l’aggiunto della Dda Alessandra Dolci, il pm Gianluca Prisco, il comandante provinciale della Gdf di Milano Francesco Mazzotta e il comandante del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf milanese Giuseppe D’Urso. Imperiale, come ha spiegato Dolci, ha raccontato che quando ha deciso di “investire” in Lombardia per i traffici di droga si è dovuto rivolgere necessariamente a Bartolo Bruzzaniti, tra i 38 destinatari dell’ordinanza eseguita dal Gico della Gdf milanese e con precedenti per traffici di droga.
La droga, stando alle indagini, viaggiava sui tir e veniva stoccata in magazzini a Gerenzano (Varese). “Partivano i camion dall’Olanda – ha spiegato il pm Prisco – completamente riempiti con 200-300 kg di cocaina a viaggio, poi tante organizzazioni acquistavano all’ingrosso da Bruzzaniti, anche i Flachi compravano da Bruzzaniti”. La “imponenza della entità del narcotraffico” sul territorio milanese, ha detto Viola, “continua a crescere”. Viola ha messo in luce che l’indagine ha svelato una “operazione di ristrutturazione del traffico di droga, per migliorare la logistica e i pagamenti, grazie ai collegamenti con i broker campani e affinando un collaudato sistema di trasporto tramite tir, con pagamenti solo a consegna avvenuta”. L’inchiesta si è basata sulle analisi dei messaggi criptati scambiati tra i narcotrafficanti e al momento nelle perquisizioni sono stati sequestrati “73mila euro” ma anche “armi da fuoco e armi bianche come pugnali”. Nell’ordinanza, ha chiarito D’Urso, il gip definisce la “struttura lombarda” come una “stabile organizzazione”, mutuando il termine dal settore fiscale.
I 645 kg di cocaina sequestrati avevano un valore di “rivendita da 34mila euro al chilo”, ossia di oltre 21 milioni di euro.

Milano mi spetta di diritto“. E’ una una delle frasi di Bartolo Bruzzaniti, tra i protagonisti (latitante) dell’indagine su un imponente narcotraffico di stupefacenti che stamane ha portato la Gdf ad eseguire una raffica di misure cautelari disposte dal gip Stefania Donadeo. A citare l’intercettazione è stata la coordinatrice della Dda milanese Alessandra Dolci in conferenza stampa. “Affermare che ‘Milano mi spetta di diritto‘ – ha sottolineato – significa mettere la bandierina su Milano e dire che chi vuole trafficare si deve rivolgere a me”.
L’indagine, collegata con altre delle Direzioni Distrettuali Antimafia di Genova e Reggio Calabria, e che vede pure il coordinamento della Dna, “dà conto della centralità del mercato milanese, vero e proprio epicentro per l’importazione, l’occultamento e smistamento dello stupefacente” e anche “del ruolo di appartenenti o vicini alla ‘ndrangheta, veri e propri leader del mercato della droga nel territorio nazionale“. Una delle piazze individuate è a Quarto Oggiaro.
A testimoniare il “radicamento storico sul territorio” della famiglia Bruzzaniti, diventata nel tempo “unico punto di riferimento delle organizzazioni criminali che controllano le più importanti piazze di spaccio dell’area metropolitana” è una serie di intercettazioni che ricorre negli atti dell’inchiesta coordinata anche dal pm Gianluca Prisco. Tramite Sky Ecc, a dimostrazione dell’alta tecnologia usata per le comunicazioni, sono state captate alcune frasi di Bartolo Bruzzaniti: “No problema compa, Milano se abbiamo prezzo prendo città e tutta”.
Oppure “Compa, se ho prezzo Milano statevi sereno che li mandiamo in pensione”. E infine: “Compa, i grossisti di Milano per il 70 per cento sono tutti amici miei da 30 anni”.

Decisi di fare una società con i calabresi, sempre per alimentare quel mio sistema, dissi ai calabresi ‘Facciamo così, mandate i vostri trasporti, non utilizziamo più i nostri, venite in Olanda senza soldi, io vi carico 100 chili, 50 chili per voi, 50 chili per noi’ (…) Allora a quel punto io mi toglievo tutte queste responsabilità, il trasporto, i ragazzi, logistica e tante spese varie, perché poi là interveniva non più la mia struttura su Milano, ma la struttura del gruppo criminale di Bruzzaniti”.
Così Raffaele Imperiale, il cosiddetto “boss dei Van Gogh”, ex super narcotrafficante per la camorra poi divenuto collaboratore di giustizia, ha messo a verbale, davanti ai pm milanesi lo scorso gennaio, “l’accordo” stretto tra lui e Bartolo Bruzzaniti, 47 anni, destinatario dell’ordinanza su un maxi traffico di droga e tuttora latitante, detto “Sonny”. Il verbale è contenuto nell’ordinanza di oltre 650 pagine firmata dal gip di Milano Stefania Donadeo.
Dottoressa, io so soltanto che aggiungo nel mio computer 50 chili al prezzo olandese, 50 chili al prezzo … e 50 chili al prezzo italiano, questo era il mio lavoro. Poi tutto il resto, io devo solo ritirare soldi”, ha spiegato ancora Imperiale chiarendo i termini dell’alleanza con Bruzzaniti. “Tutta la droga destinata a Milano“, ha precisato, doveva andare a “Sonny”, che intercettato diceva: “sto lavoro lo so fare”.
Bruzzaniti aveva la “responsabilità del trasporto, della logistica, del deposito di tutto il quantitativo che doveva vendere sulla piazza lombarda“, lui che, a detta di Imperiale, era un “‘vero professionista’ nella materia”.