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L’orologio biologico mi sollecita, dice che devo svegliarmi. Sono le nove e dieci, gli occhi faticano ad aprirsi, le mani cercano il telefono nel buio della stanza. E’ un rito quotidiano, al pari della colazione o del caffè di metà mattina, quello che aiuta a prendere definitivamente consapevolezza di ciò che accade intorno. 

Il display mi illumina la faccia in un’alba artificiale, il sonno è ancora pesante quando inizio a scorrere le notifiche. Il primo che apro è il messaggio di mio cugino, un video corredato dalla solita frase ‘sono quasi morto’. E allora non resisto e lo vedo. C’è Cannavacciuolo che striglia un (povero) giovane cuoco in un fuori onda di ‘Cucine da Incubo’. Non è attuale ma fa sempre ridere. La foga dello chef napoletano si colloca a metà strada tra l’entertainment e la sincerità, forse è per questo che colpisce. La cattiveria trapela ma non invade, sfiora ma non irrita. 

Ricordo di averlo pensato: “Forse è stato un po’ troppo crudele”. L’ho pensato mentre ridevo e provvedevo all’inoltro per condividere quello spaccato di umorismo. Poi sono passato alle notizie e ci ho messo un secondo a realizzare che crudeltà non fosse il termine giusto. E’ successo quando mi è stato difficile descrivere altro. “India, elefantessa incinta uccisa con petardi in un ananas”. Ma come, far esplodere un essere vivente? 

Mi sono preso qualche minuto, la giornata era appena cambiata. C’è ragione di credere che esista un istante esatto in grado di variare il corso della quotidianità, e quell’istante mi aveva appena trafitto. Ho cercato a lungo, senza trovarlo, un libro che mi fu regalato qualche tempo fa. Un saggio sulla stupidità umana scritto da Carlo Cipolla, “Allegro ma non troppo”. Ero sicuro che al suo interno avrei trovato una parvenza di risposta, anche se di risposte in certi casi non ce ne sono.

Siamo circondati da esempi più banali ma comunque allarmanti, anche nelle nostre immediate vicinanze. Qualche giorno fa a Ciriè, in provincia di Torino, dei teppisti presero a calci un riccio fino alla morte; non di rado abbiamo scritto di trappole piazzate nei boschi, animali domestici abbandonati a un destino infelice, ragazzini che spaventano randagi senza motivo né educazione o altre forme di disprezzo gratuito e inspiegabile. 

Un gesto eclatante come quello di Kerala è l’ennesima cartina di tornasole di un’umanità che sta implodendo in preda a crudeltà ed egoismo. Nel pomeriggio ha iniziato a circolare la voce che la trappola fosse rivolta ai cinghiali. Se così fosse cambierebbe poco, anzi la situazione si aggraverebbe in quanto il tutto sancirebbe la frequenza di episodi simili. E sbaglia chi predica il silenzio spacciandolo per rispetto. Se ne parli, affinché vengano perseguitati (non solo perseguiti) gli autori di ogni singola azione violenta. Affinché sia chiaro che l’imbecillità è un peccato mortale da combattere con tutte le nostre forze.