Si è aperta stamani, davanti al gup di Milano Stefania Donadeo, l’udienza preliminare a carico di Fali Ramadani, il procuratore di calciatori macedone, tra i più noti al mondo nel suo settore, accusato di evasione fiscale per oltre 6 milioni di euro in relazione ai contratti di acquisto o vendita, tra il 2018 e il 2022, di Dusan Vlahovic, Federico Chiesa, Miralem Pjanic, Kalidou Koulibaly, Ivan Perisic, Ante Rebic e altri. Secondo i pm Giovanni Polizzi e Giovanna Cavalleri, che nei mesi scorsi hanno chiesto il processo, a seguito delle indagini del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza, Ramadani avrebbe omesso di dichiarare al Fisco italiano compensi professionali per quelle operazioni di compravendita di calciatori. Compensi sui quali, per l’accusa, avrebbe dovuto pagare le imposte in Italia. La Procura contesta, in sostanza, una “stabile organizzazione in Italia” delle società irlandesi di Ramadani, tra cui la Primus Sports Consultancy Ltd, e di due suoi collaboratori, anche loro imputati, Marc Rautembreg e Pedro Alberto Barbosa Pereira. Un’accusa innovativa, in pratica, quella dei pm, perché riguarda non un gruppo di società ma un professionista, in questo caso un agente sportivo, difeso nel procedimento dal legale Armando Simbari. Intanto, l’udienza preliminare è stata rinviata al 5 novembre, perché, da quanto si è saputo, è in corso un ‘dialogo’ tra Ramadani e l’Agenzia delle Entrate, ma il procedimento tributario non è ancora stato definito.
Evasione fiscale, processo per l’agente dei calciatori Fali Ramadani
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