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Contursi Terme (Sa) – È in corso dinanzi ai giudici del collegio della terza sezione penale del Tribunale di Salerno presieduta dal magistrato Giuseppe Ferrara, l’udienza dibattimentale nella quale nelle scorse ore è stato ascoltato un teste della Procura per il processo alla banda di rapinatori rom delle gioiellerie e dei negozi che operavano tra il salernitano e il potentino tra il 2015 e il 2016.

Processo che vede ben 22 persone, un italiano residente nell’hinterland napoletano e 21 persone di origini rom, accusate a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata a compiere e commettere delitti contro il patrimonio, in particolare di furti e tentati furti. Una vera e propria banda criminale, secondo il Pubblico Ministero della Procura della Repubblica di Salerno che nel 2018, dopo l’ordinanza di arresto degli indagati, mandò a processo la banda degli zingari, organizzata con una struttura gerarchica e una rete di manovalanza sui territori che operava grazie all’apporto di autovetture fornite da una concessionaria di rivendita auto di proprietà di un napoletano che, grazie alla complicità di altri imprenditori italiani, effettuava le intestazioni dei mezzi a cittadini stranieri con la consapevolezza dell’utilizzo delle autovetture che venivano impiegate nei furti dalla rete criminale attiva tra il territorio della provincia a sud di Salerno e l’hinterland della provincia di Potenza.

Ai vertici della struttura, imprenditori italiani e dei cittadini stranieri, tra cui un interprete, che dirigevano la struttura criminale che operava nelle due regioni attraverso l’azione dei cittadini stranieri residenti nei campi rom di Pontecagnano Faiano, Giugliano, Tivoli e Castel Volturno, specializzati nei furti ai danni di gioiellerie.

Ad essere presi di mira, uno sportello bancomat a Pontecagnano dove il tentativo di scassinamento del bancomat non andò a buon fine e i malviventi furono costretti a scappare senza bottino, una serie di gioiellerie salernitane e lucane, tra cui una nota gioielleria di Contursi Terme dove vennero asportati oltre 300mila euro di oggetti preziosi e monili in oro e una gioielleria di Eboli dove furono portati via circa 50mila di oggetti in oro, sale slot e scommesse, bar -tabacchi, negozi e autovetture.

Tra i vari furti commessi e altri non andati a buon fine a causa della presenza delle pattuglie dei carabinieri che stavano dando la caccia ai ladri, anche il tentativo di investire ed uccidere due carabinieri che sventarono alcuni dei tentativi di furto ai danni delle attività commerciali di Pontecagnano Faiano.

L’indagine, condotta dai carabinieri, portò grazie a mesi di lavoro da parte degli inquirenti salernitani, all’individuazione e all’arresto nel 2017 dei componenti della banda criminale.
Ladri che ora sono imputati nel processo che vede costituite in giudizio le vittime, quali parte civile, tra cui la proprietà della gioielleria di Contursi Terme assistita dall’avvocato cassazionista Gerardo Mazzeo, che chiedono la condanna dei 22. Processo che è in corso in tribunale a Salerno e che ha visto l’acquisizione agli atti dell’informativa e le relative intercettazioni stilate e dagli inquirenti e la testimonianza di uno dei militari che i ladri tentarono di investire.