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Dodici regioni italiane su ventuno non garantirebbero i livelli essenziali di assistenza (Lea). E’ quanto emerge dalla prima sperimentazione attuata dal Ministero della Salute sul nuovo piano sulla sanità, approvato lo scorso dicembre e che entrerà in vigore a partire dal 2020. L’anno solare in corso servirà a capire se la riforma è attuabile, ma all’orizzonte non si profila nulla di buono, soprattutto per la Campania. La nostra regione è infatti maglia nera in due aree di assistenza su tre. L’analisi ha infatti riguardato l’area di assistenza ospedaliera, l’area distrettuale e la prevenzione. Secondo i dati, la Campania non raggiungerebbe neanche il 30% di copertura sull’area distrettuale e ospedaliera (rispettivamente 29% e 25%), toccando il 50% solo in merito all’attività di prevenzione. Numeri disastrosi se paragonati a quelli delle regioni virtuose come il Piemonte e la Lombardia che toccano anche l’80% (la Lombardia quanto all’attività di prevenzione) e l’86% (il Piemonte nell’area distrettuale). 
 
Per interpretare al meglio i dati vale la pena specificare a cosa si riferiscono i vari ambiti. Per l’attività di prevenzione si è preso in esame la copertura vaccinale, quella pediatrica, il controllo di animali e alimenti, quello sugli stili di vita e lo screening; in merito all’attività distrettuale determinante l’incidenza del tasso di ospedalizzazione adulti per diabete, Bpco e scompenso cardiaco, il tasso di ospedalizzazione minori per asma e gastroenterite, i tempi di attesa, il consumo di antibiotici, i pazienti trattati in Adi (assistenza domiciliare integrata), la percentuale di re-ricoveri in psichiatria, il numero di decessi da tumore e gli anziani non autosufficienti nelle Rsa; infine, riguardo l’attività ospedaliera, si è preso in esame il tasso di ospedalizzazione, gli interventi di tumore maligno al seno, i ricoveri a rischio inappropriatezza, la proporzione colecistectomie con degenza inferiore ai 3 giorni, gli over 65 operati di frattura al femore entro 2 giorni e i parti cesarei). 
 
In base a tutti questi indicatori la Campania si attesta, complessivamente, all’ultimo posto su scala nazionale, penalizzata soprattutto dai comparti distrettuale e ospedaliero. Insieme alla nostra regione ci sono altre quattro aree che non raggiungono la sufficienza e si pongono al di sotto del livello minimo complessivo di erogazione. Parliamo di Valle d’Aosta, della provincia autonoma di Bolzano, del Molise e della Sardegna. I risultati, come evidenzia anche un sito di settore quale quotidianosanita.it portano alla luce una situazione eterogenea e a questo punto decisamente allarmante in relazione a progetti governativi che prevedono il raggiungimento di una maggiore autonomia regionale in diversi ambiti, tra i quali spicca proprio quello della sanità.