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Sono passati più di quattro anni dall’uscita di “Quo vado?“, il film che racconta della ricerca del posto fisso da parte di Checco Zalone. Il sogno di molti nella vita di tutti i giorni, spesso accantonato per lungaggini burocratiche o altri fardelli. A distanza di anni, quanto raccontato dal comico pugliese è sempre attuale, basti pensare, ad esempio, a quello che accade nelle scuole.

Ogni anno il mondo dell’istruzione viene sommerso da domande che vanno a sommarsi e ad aggiungersi al lungo elenco accumulato nel corso degli anni. Graduatorie infinte che adesso hanno iniziato finalmente a scorrere. La luce infondo al tunnel per molti, il salto di “qualità” per altri. Perché, nel frattempo, quelli che attendevano una chiamata hanno cercato strade alternative, lavori stabili o meno, divisi tra contratti a tempo determinato e indeterminato.

Eppure la speranza di diventare “statali” non si è mai sopita e così, nello scorrere le graduatorie del personale Ata e dei docenti, ci si imbatte in persone che un lavoro ce l’hanno già o che l’attesa le ha portate inevitabilmente ad aggiungere ogni anno una candelina alla loro torta di compleanno. Una generazione, insomma, che ha dovuto riporre i propri sogni nel cassetto e che adesso si ritrova davanti a un bivio: andare avanti per la propria strada o “tornare” a scuola.

La scelta pende spesso per la seconda opzione, a discapito di giovani e neo-laureati che finiscono inevitabilmente in coda, temendo un destino simile ai sognatori di venti anni prima. Una ruota che gira e che non fa sconti, portando il Paese verso il suo inesorabile declino. L’Italia continua a perdere abitanti e a invecchiare anno dopo anno, conseguenze inevitabili di una burocrazia obsoleta.

Un serpente che si morde la coda: senza lavoro non si programma la vita e non si mette su famiglia. Il rischio, anzi, è quello di rimanere ancorati alla propria di famiglia, aggrappati a mamma o papà che magari attendono anche loro il posto fisso e una chiamata nelle scuole.