- Pubblicità -
Tempo di lettura: 2 minuti

di Mariateresa Conte

Valva (Sa) – È stata rinviata al 13 dicembre, la prossima udienza del processo sulla tragedia dell’hotel Rigopiano che si sta svolgendo in questi mesi al tribunale di Pescara. Era il 18 gennaio del 2017 quando una slavina travolse il resort di Farindola, in Abruzzo, dove persero la vita 29 persone tra cui il 28enne originario di Valva, Stefano Feniello, mentre altre 11 persone, tra clienti e dipendenti dell’hotel, rimasero feriti. Un processo, giunto dopo due anni tra indagini e depistaggi per i quali la Procura della Repubblica di Pescara ha aperto due filoni d’inchiesta che hanno dato il via ai processi: “Rigopiano” e “Rigopiano bis”, che vedono 24 persone e la società titolare del resort, imputati a vario titolo, con l’accusa di disastro colposo, lesioni plurime colpose, omicidio plurimo colposo, falso ideologico, abuso edilizio, omissione d’atti d’ufficio e abuso in atti d’ufficio. Inchiesta che vede coinvolti uomini delle Istituzioni, politici, imprenditori e funzionari pubblici, alcuni dei quali, secondo la Procura, avrebbero tentato di depistare le indagini nelle ore immediatamente successive alla slavina. Temi questi, al centro dell’udienza che si è tenuta ieri a Pescara il cui giudice titolare del processo doveva decidere sull’ammissione delle parti civili in entrambi i processi e la relativa unificazione dei processi. Giudice che ieri ha rinviato al prossimo 13 dicembre la decisione dell’ammissione delle parti civili nel processo per depistaggio e la relativa decisione di unificazione. Intanto però, l’avvocato della famiglia di Stefano Feniello, Camillo Graziano, proprio ieri mattina ha depositato due esposti, uno presso la Procura di Pescara per chiedere ulteriori approfondimenti sulle indagini relative al depistaggio e l’altro esposto presso la Procura di Campobasso. “Ci sono cose ancora poco chiare -tuona l’avvocato Graziano- con gli esposti abbiamo chiesto alla procura di Pescara di approfondire sulle indagini per il depistaggio mentre a quella Campobasso-conclude-abbiamo chiesto al giudice di verificare se l’indagine di Pescara sia stata esente da eventuali censure”. Una battaglia legale per ottenere verità e giustizia dunque, quella portata avanti dalla famiglia di Stefano, papà Alessio, mamma Maria, il fratello Andrea e l’avvocato Camillo Graziano, che vogliono vederci chiaro su quanto accaduto nelle ore precedenti la tragedia e nelle relative indagini depistate nel corso dell’inchiesta.