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Salerno – La scelta di indirizzare i fondi per la solidarietà nella formazione professionale in una delle terre d’Africa più martoriate dall’uomo e dalla natura (il Sud Sudan) ha permesso di diplomare 20 ostetriche. Lo sforzo di Don Mario Salerno parroco della chiesa di San Demetrio a Salerno non è passato inosservato agli occhi di Don Dante Carrano,  direttore ed anima dei “Medici con l’Africa – Cuamm” che, in loco, gestisce le professionalità.

Le ‘nonne’ della parrocchia San Demetrio

Alla presenza delle Suore Ancelle della Visitazione, Fondazione “Rachelina Ambrosini” e della comunità parrocchiale, Don Mario e Don Dante – supportati da Tommaso Ferri della Fondazione Ambrosini – hanno realizzato un sentito e toccante momento religioso e formativo-informativo all’interno del cineforum, al termine del quale le ‘nonne’ della parrocchia hanno consegnato le centinaia di cappellini di lana destinati ad aiutare i neo nati sudanesi nel loro difficile percorso di sopravvivenza. “Il Sud Sudan è grande due volte l’Italia – spiega Don Dante – . Noi siamo radicati nella regione dei laghi dove gestiamo cinque ospedali, 90 centri sanitari, 1.300 operatori locali e 70 medici italiani e europei. Senza la nostra presenza in tutto il sud Sudan non ci sarebbe un ginecologo e ci sarebbe una ostetrica per 20mila parti. Il quella regione quando il Nilo esonda il diametro si allarga per 800 chilometri. L’anno scorso però a causa della scarsità di piogge, ha esondato poco determinando una gravissima carestia. Hanno iniziato a morire per fame prima le capre, poi le vacche, poi i bambini, poi le donne, gli anziani ed infine gli uomini. La gente o muore o scappa. Chi ce la fa ed è più forte va verso l’Etiopia, il Kenya e l’Uganda che, in un anno e mezzo, ha accolto un milione di profughi sud sudanesi. Nei nostri ospedali abbiamo registrato un aumento consistente di bambini malnutriti che ricoveriamo nel centri sanitari”. Un’esperienza sul campo che insegna quanto, probabilmente, una via alla soluzione della problema di vita di milioni di africani potrebbe essere l’aiuto in loco attraverso la cooperazione internazionale per lo sviluppo di condizioni minime di formazione, sussistenza e sostentamento. Senza business.