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Un gruppo organizzato di detenuti all’interno del carcere di Fuorni che aveva realizzato un vero e proprio sistema per la cessione e la vendita all’interno della struttura di sostanze stupefacenti e l’introduzione di telefonini di piccoli e normali dimensioni. E’ quanto emerso dall’inchiesta che ha analizzato il periodo dal dicembre 2020 all’ottobre del 2022 e che ha visto al lavoro la procura della Repubblica di Salerno.
In alcuni casi l’organizzazione era riuscita a collaborare anche con un gruppo in grado di usare i droni che lanciavano il materiale da consegnare all’interno del campo sportivo dove poi veniva ritirato. Il pagamento  per la vendita del prezioso materiale avveniva attraverso carte posta pay intestate a familiari dei detenuti al vertice del sistema. Telefoni e droga costavano anche il 100% in più del prezzo di mercato.
Le misure cautelari colpiscono 19 persone già detenute, 18 familiari all’esterno, otto finiscono ai domiciliari per sette il divieto di dimora ed un’interdizione. Tra le persone arrestate c’è anche Annamaria Vacchiano, la figlia di Barbara in carcere per il presunto omicidio di Marzia Capezzuti. Annamaria, per la quale come per gli altri indiziati di delitto vale la presunzione di innocenza fino a conferma di tutti i gradi di giudizio, secondo quanto rilevato da un’intercettazione si era rifiutata di cedere ad una proposta per il lancio di droga perché aveva ritenuto non idoneo il pagamento di 1.800 € per effettuarlo.
All’unanimità il questore di Salerno Giancarlo Conticchio, il dirigente della squadra mobile Giovanni Di Palma, il comandante del Nic della polizia penitenziaria Pierluigi Rizzo, oltre al sostituto Cannavale e il pm Di Vico hanno evidenziato come la sinergia tra le forze dell’ordine e la volontà di ripristinare una funzione educatrice all’interno del carcere abbiano consentito di mettere a segno l’importante operazione di oggi.
Tra le 53 misure non c’è nessun agente di polizia penitenziaria coinvolto. Mentre l’inchiesta ha messo in luce come proprio un agente attraverso la denuncia, sia riuscito a fermare un tentativo di intimidazione nei suoi confronti. Intimidazioni che avvenivano anche nei confronti dei detenuti che si rifiutavano di far utilizzare i pacchi loro destinati per introdurre la droga.
Il procuratore Giuseppe Borrelli ha lanciato un messaggio chiaro ed inequivocabile su come il sovraffollamento che proprio ieri era stato denunciato dal garante per i detenuti abbiamo distorto le funzioni della casa circondariale. Dove avvenivano anche aggressioni nel timore che detenuti trasferiti in altre strutture o in altri reparti potessero, in funzione di rapporti confidenziali con agenti penitenziari, riferire del traffico che avveniva all’interno del carcere.