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Processo Ifil, la sentenza dovrebbe arrivare il 14 febbraio. Con l’accusa di concorso in bancarotta fraudolenta, pendono sei richieste di condanna per gli imputati. Tra loro Piero De Luca, deputato Pd e figlio del governatore campano Vincenzo De Luca. Al tribunale di Salerno oggi l’udienza ha visto una replica del pubblico ministero. Tra 9 giorni la fine della discussione, con le ultime arringhe difensive. Poi dovrebbe esserci il verdetto dei giudici della prima sezione penale. In precedenza, si sono registrati i patteggiamenti di Mario Del Mese (pena sospesa di 7 mesi di reclusione), e del cognato Vincenzo Lamberti (pena sospesa di un anno e sei mesi). Lo scorso ottobre, il pm Francesco Rotondo ha chiesto di condannare a due anni e due mesi Piero De Luca e Giuseppe jr Amato. Inoltre, c’è la richiesta di quattro anni per Luigi Avino, tre per Emilio Ferraro, ex socio di studio di De Luca jr; due anni per Marianna Gatto e Valentina Lamberti, mogli rispettivamente di Amato e Del Mese. Gli imputati hanno sempre respinto gli addebiti. Nel collegio difensivo gli avvocati Andrea Castaldo, Mariano Salvo, Michele Tedesco, Luigi Gargiulo, Maurizio De Feo e Vincenzo Caliendo.

Il processo Ifil, iniziato nel 2017, nasce dal crac della società immobiliare, cui erano affidati importanti incarichi per operazioni edilizie a Salerno. Tra esse la realizzazione degli appartamenti di lusso del Crescent e la trasformazione dell’ex Pastificio Amato in un residence. L’azienda è stata dichiarata fallita nel 2015. A Piero De Luca viene contestato di aver usufruito del pagamento di viaggi a Lussemburgo, sua sede di lavoro anni fa. L’importo dei trasferimenti sarebbe di complessivi 23.026 euro, tra il 2009 e il 2011.

Secondo la Procura di Salerno, De Luca jr sarebbe stato socio occulto della Ifil, per i suoi rapporti con Mario Del Mese. Pertanto sarebbe stato consapevole del pagamento dei biglietti con i fondi della società. In tal modo avrebbe concorso nella distrazione. La Ifil, attraverso Del Mese, avrebbe effettuato anche pagamenti a favore della Ma.Ma., società di Marianna Gatto, per 92.200 euro. E ora la verifica dibattimentale è in dirittura d’arrivo.