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Salerno – Il Ravello Festival, giunge alla sua 67esima edizione, una storica e prestigiosa rassegna, che perpetua il suo successo grazie a un’offerta culturale di altissimo profilo e una location tra le più belle e suggestive al mondo, sospesa tra l’incanto di un paesaggio mozzafiato e la storia di un luogo, teatro di tante culture.

Partecipare ad uno degli eventi in calendario è una esperienza di profonda immersione multisensoriale, un balsamo inebriante per lo spirito.

A crearla concorrono la serenità del paesaggio, la dolcezza del clima, la forza evocativa dei monumenti, la cortesia degli incontri. Una perfetta combinazione di classicità latina e grazia araba, nel cuore del Mediterraneo, rende raffinata la pausa, creativa la riflessione, garbato il confronto. L’offerta culturale del Festival accompagna l’estate degli ospiti senza insidiarne la privacy; predispone occasioni di godimento senza imporle; soddisfa un’ampia scala di sottili desideri senza ostacolare la solitudine intenzionale, il silenzio amato, la libera riflessione. Il Ravello Festival si propone come possibilità di pensare e sperimentare un modello di vita fondato sull’introspezione, sull’ozio creativo, sull’etica, sull’estetica. Un modello di vita libero dai deliri della competitività distruttiva e dell’attivismo insensato. 

Domenica 30 giugno il direttore Juraj Valčuha e l’Orchestra del Teatro di San Carlo, (Orchestra del Teatro di San Carlo: Direttore Juraj Valčuha. Siegmund, Robert Dean Smith. Sieglinde, Camilla Nylund. Hunding, Rúni Brattaberg) daranno il via alla 67esima edizione, con il Concerto inaugurale del Ravello Festival 2019, presso il Belvedere di Villa Rufolo.

Nell’Italia unita, palpitante melodrammi e romanze, Giuseppe Martucci (1856-1909) fu il primo a riaccendere il fuoco della musica pura e degli ideali che ad essa si riconnettono, cioè l’interiorità e la serietà di una profonda vita dell’anima. Tale è lo spirito che anima le sue due poderose sinfonie, il concerto per pianoforte in si bemolle minore e i pezzi pianistici trascritti per orchestra, ai quali appartiene l’un tempo popolarissimo Notturno (1891), brani difesi da alcuni dei maggiori direttori d’orchestra italiani, primo fra tutti Arturo Toscanini. L’idealismo musicale di Martucci fu storicamente parallelo a quello dei filosofi meridionali del suo tempo, Bertrando Spaventa e Benedetto Croce. Se Schumann e Brahms furono per Martucci compositore quello che fu Hegel per i filosofi, un ruolo altrettanto decisivo ebbe Richard Wagner (1813-83). Martucci fu il primo a dirigere in Italia (Bologna, 1888) Tristano e Isotta – esecuzione che rivelò a Richard Strauss, presente all’esecuzione, l’enorme “quantità di bel canto nascosta” nel capolavoro wagneriano. Dopo essere stato fra gli artefici della nascita della Società del Quartetto di Napoli ed avere fondato l’Orchestrale napoletana, divenuta in breve una delle migliori orchestre italiane, Martucci vivificò la vita musicale di Bologna, prima di ritornare a Napoli come direttore del Conservatorio (1902), non mancando di tenere a battesimo la Valchiria e il Crepuscolo degli Dei al Teatro di San Carlo. L’esecuzione del primo atto della Valchiria con l’Orchestra del San Carlo non poteva che partire dal nome del primo apostolo partenopeo di Wagner, Giuseppe Martucci da Capua. 

Appuntamento per il 30 giugno per il preludio di una nuova straordinaria stagione di successo del Ravello Festival.

Emanuela Zincone