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Visite guidate, musica e perfino i disc jockey al Museo Archeologico Provinciale di Salerno, per una folla di giovani. È successo ieri, dalle 17 alle 23.30, e qualche residente del Centro Storico ha protestato per il volume. Sul posto è arrivata anche la Polizia Locale.
“Le forze dell’ordine hanno certificato che decibel e impianto audio erano nella norma” spiega Matteo Zagaria, rappresentante legale dell’associazione Emersa. L’happening era infatti la seconda tappa di una rassegna, organizzata con la Provincia di Salerno. Evento a tema, stavolta individuato in La Cura: per se stessi e per il territorio.
Ma il rumore proveniente dal cortile del museo, per quasi 7 ore, non è andato giù a tutti. “Avevamo due artiste che fanno musica live, gran parte delle ore di musica è stata occupata da musica dal vivo – premette Zagaria. Prima e dopo abbiamo ‘riempito’ con musica su vinili, suonata con giradischi da altri ragazzi che si possono comunemente definire dj. L’associazione che si fa – dettata da scarsa conoscenza dell’ambiente musicale – è dj uguale discoteca. Questa definizione è erronea, ma siamo a Salerno, nel Sud Italia, e non mi aspetto altro“.
L’organizzatore precisa: “Peraltro le persone sono giustificate, il sabato è giorno di riposo, e dovrebbe essere goduto da chi è a casa. Mi dispiace molto se qualcuno, specie se anziano, possa essere stato infastidito“.
Zagaria però vorrebbe sottolineare altro. “Il dato importante – afferma – è che ieri ci sono state circa 200 registrazioni al museo, praticamente il totale di visitatori che il Museo Archeologico fa in due settimane. Avevamo una archeologa di professione che ha fatto tre turni di visite guidate. Duecento visitatori di sabato, ragazzi che potevano tranquillamente essere altrove a bere qualcosa o ballare“.
Ma sulle lamentele, l’esponente di Emersa sostiene: “A parte una persona che alle 19 ci è venuta educatamente a chiedere di abbassare il volume, la donna che all’incirca alle 23 è venuta da noi si è posta in maniera sgarbata nei nostri confronti, e non ci ha chiesto la natura dell’evento cosa prevedesse“.
Per l’organizzatore, tuttavia, era tutto in regola. “Il nostro permesso per la musica arrivava fino alle 24, noi – evidenzia – l’abbiamo staccata alle 23.30. Abbiamo ricevuto una ispezione della polizia municipale alla quale ho fornito tutta la documentazione necessaria. Alla fine del controllo se ne sono andati ed è tutto proseguito normalmente“.
Il museo conserva reperti dall’età preistorica all’età tardoantica. A chi avanza perplessità, Zagaria risponde che “agli enti preposti abbiamo chiesto se la musica potesse rappresentare una minaccia per la conservazione dei beni, la risposta è stata che all’interno di questi luoghi possono esserci eventi di questo tipo“.
Inoltre, “ricordiamoci che siti come Paestum e Pompei sono annualmente, se non mensilmente d’estate, luogo di concerti ben più grandi, con centinaia se non migliaia di visitatori“.
Sullo sfondo resta un po’ di amarezza. “In Europa questo è la norma – dice Zagaria: l’Ue negli ultimi anni ha dato del museo la definizione di luogo di aggregazione e socialità, non mero contenitore. A Berlino, Londra o Vienna si possono fare queste cose e qui no. Capisco che all’inizio l’impatto possa essere traumatico, ma delle persone ieri sono state pagate per allestire questo evento, avevano tutte meno di 40 anni. Se noi creiamo occupazione per i ragazzi, non saranno costretti a scappare all’estero. Magari sono figli e nipoti di chi oggi, legittimamente, si lamenta“.