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Salerno – Svolta nell’omicidio di Aldo Autuori. La Direzione Distrettuale Antimafia presso il Tribunale di Salerno ed i Carabinieri raccontano i fatti, così come ricostruiti dalle indagini. Il Procuratore della Repubblica Vicario, Luca Masini, argomenta: “I Carabinieri della Compagnia di Battipaglia hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Salerno, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia, nei confronti di cinque indagati: Francesco Mogavero (1979), Enrico Bisogni (1968), Luigi Di Martino, detto ‘il profeta’ (1961), Francesco Mallardo (1951) e Stefano Cecere (1972). I primi quattro già erano detenuti; il quinto, unico libero, era di fatto irreperibile fino al suo rintraccio ed arresto, che ha richiesto un particolare e costante impegno della Procura Generale delegata alla esecuzione. I cinque sono indagati per l’omicidio di Aldo Autuori, aggravato dal metodo e dalle finalità mafiose, eseguito a Pontecagnano Faiano la sera del 25 agosto del 2015. Le indagini, coordinate dalla DDA di Salerno, hanno permesso di individuare in Francesco Mogavero e in Enrico Bisogni i mandanti dell’omicidio e nei restanti tre gli organizzatori dell’agguato mortale. Più precisamente questi i modi: Francesco Mogavero e Enrico Bisogni, ai vertici del clan Pecoraro-Renna operante nella Piana del Sele, quali mandanti che avevano decretato la morte di Aldo Autuori perché quest’ultimo, una volta uscito dal carcere, nell’anno 2015, allestiva una serie di attività ritenute di intralcio al predominio, sul territorio, del predetto clan. Mogavero e Bisogni, in considerazione dei vecchi rapporti che legavano il clan Pecoraro-Renna al clan Cesarano, operante in Castellammare di Stabia, si rivolgevano a Luigi Di Martino (‘o profeta) elemento apicale del citato clan, per chiedere la collaborazione per l’esecuzione materiale dell’omicidio. Luigi Di Martino, quale intermediario tra i mandanti e gli esecutori materiali, si rivolgeva a Francesco Mallardo, capo indiscusso dell’omonimo clan operante nella zona di Giugliano in Campania che dava incarico per l’esecuzione ad altri due uomini nei confronti dei quali però il GIP non ritenendo il quadro gravemente indiziario, ha rigettato la richiesta misura cautelare. Francesco Mallardo, reggente dell’omonimo clan, all’epoca dei fatti sottoposto al regime di libertà vigilata nel Comune di Sulmona, dopo essere stato più volte contattato e raggiunto presso quel centro da Luigi Di Martino, forniva a quest’ultimo la disponibilità dei suoi uomini per l’esecuzione del delitto. Stefano Cecere, stretto collaboratore di Francesco Mallardo, faceva da tramite con Luigi Di Martino. Il movente è da ricercare nella lotta per il controllo del settore dei trasporti, allora di forte interesse per il clan Pecoraro-Renna, di cui Mogavero e Bisogni erano figure verticistiche, settore in cui Aldo Autuori, dopo la sua scarcerazione, tentava di reinserirsi senza ‘rispettare’ la posizione di predominio oramai raggiunta dagli altri. Le indagini hanno dimostrato il forte legame tra Francesco Mogavero ed Enrico Bisogni con Luigi De Martino del clan Cesarano, tanto da consentire ai primi di chiedere l’aiuto per eseguire l’omicidio; infatti le indagini hanno appurato che Di Martino a sua volta si rivolgeva a Francesco Mallardo, capo dell’omonimo clan e ai sicari di quel gruppo. Di fondamentale importanza ai fini della ricostruzione del grave quadro indiziario, sono state le informazioni e le fonti di prova tempestivamente trasmesse dalla Procura Distrettuale Antimafia di Napoli. Le indagini hanno dimostrato come i vari clan in questione (Pecoraro-Renna della piana del Sele, Cesarano di Castellammare di Stabia, Mallardo di Giugliano in Campania) avevano allacciato strettissimi rapporti al fine di incrementare e consolidare il controllo sui rispettivi territori di competenza, scambiandosi reciproci favori, come nel caso dell’omicidio di Aldo Autuori”.