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Salerno – “La sezione in cemento costruita nel tratto finale è in grado di sopportare ognuna delle piene idrauliche registrate negli ultimi 300 anni. La deviazione all’altezza della scuola Barra non arreca alcun pregiudizio al deflusso dell’acqua, così come l’insabbiamento della foce determinato dalle mareggiate”. Il settore Ambiente del Comune di Salerno ed il CUGRI (Consorzio Interuniversitario per la Previsione e la Prevenzione dei Grandi Rischi) presentano un articolato studio “che, appena ci sarà data la possibilità, sarà depositato anche in sede giudiziale” dice il dirigente del settore Ambiente, Luca Caselli. L’ingegnere è certo: “Sono stati fatti calcoli in relazione al possibile verificarsi di sei scenari diversi, secondo criteri assolutamente all’avanguardia. Dal punto di vista idraulico, il tratto centrale del Fusandola e quello finale tombato non vanno in pressione per la portata trecentennale”.  

Il ragionamento già nel presupposto intreccia sostanziosi elementi di ricerca storica con le analisi tecniche. Lo spartiacque è la drammatica esondazione del 1954. Supportato dal collega-ingegnere Massimo Natale, Caselli spiega: “I lavori di messa in sicurezza della parte montana scaturiti da quell’evento hanno determinato, successivamente, condizioni idrauliche completamente diverse. Sezioni simili sono state poi riproposte nella messa in sicurezza a seguito dell’alluvione di Sarno”. Proprio con quella di Sarno, l’esondazione del ‘54 ha punti di contatto. 

Il professore associato del Dipartimento di Ingegneria Civile della Università di Salerno, Vittorio Bovolin, svela: “A Sarno nel ‘98 come a Maiori e a Salerno nel ‘54 si verificarono eventi di natura idrogeologica. Ossia colate composte mediamente in parti ugual da acqua e terra vennero giù dai costoni in maniera rapidissima. Nel ’54 al terreno presente a monte si sommò il materiale piroclastico lì massicciamente accumulatosi a seguito della precedente eruzione del Vesuvio”.

La ricerca storica mette al centro un altro elemento primario. Caselli: “In origine il torrente Fusandola sfociava all’altezza dell’attuale chiesa dell’Annunziata. Tanto che ‘Portacatena’ prende il nome dalle catenarie necessarie per mantenere in sicurezza le barche. Da quel tratto in poi ci sono stati in varie epoche interventi di intubazione per portare il canale fino alla linea di battigia. Interventi che si sono adeguati all’evolversi urbanistico di quella parte di città. Ad esempio nel 1930 per costruire le Scuole Barra il tratto finale del Fusandola subì una deviazione. Ad est sono stati deviati i torrenti ‘Mercatello’ per la costruzione della caserma dei Carabinieri, ‘Mariconda’ per l’insediamento dell’Arboistella. E così via. La deviazione attraverso incanalamento non è, di base, un elemento negativo. In particolare provato che le sezioni di intubazione utilizzate per la deviazione del Fusandola e poi fino alla foce siano di assoluta garanzia”.

Chiarimento sull’insabbiamento del tatto finale. Aspetto su cui il professore associato Fabio Dentale del dipartimentio di Ingegneria Civile dell’Università di Salerno si è molto soffermato: “Le mareggiate portano sabbia dentro il canale. Il Fusandola immediatamente la erode, riportandola gradualmente a mare”. Caselli aggiunge: “Si tratta di un fenomeno naturale che accade sempre ed ovunque. L’insabbiamento della foce non potrà mai fare da tappo. All’epoca in cui ero ragazzo all’altezza del parco giochi di Santa Teresa e del Jolly hotel vi era un piccolo tubo che trasportava le acque del Fusandola al centro della spiaggia. Quel tubo era sovente insabbiato. Se, attraverso la manutenzione e la pulizia dell’alveo a monte, a foce arriva acqua e solo quella, non esiste alcun rischio”.            

Chiude il professore Dentale: “Abbiamo eseguito ogni tipo di calcolo sia a monte che a valle, anche in presenza di sedimenti. Il tombamento del Fusandola non dà motivi per alcuna preoccupazione. Le risultanze analitiche sono perfette”.