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Salerno – La frana di Amalfi spinge Legambiente a riproporre i dati relativi “a rischio idrogeologico, stato dei lavori e abusivismo edilizio”.

Scrive: “In Campania il 91% dei Comuni ricade in zone a elevato rischio in cui risiedono 544 mila persone. La provincia di Salerno quella più a rischio: qui sono esposti quotidianamente oltre 214mila cittadini”. Inoltre: “In Campania le demolizione sono al palo: secondo gli ultimi nostri dati più del 97% degli abusi edilizi da abbattere è ancora ben saldo alle fondamenta”

L’accusa è fortissima: “La nostra è una regione dai piedi di argilla deturpata dal cemento abusivo. Qui le tragedie del passato, in primis Sarno, hanno insegnato poco o nulla. Del totale di 550 Comuni, 503 (il 91%) ricadono in aree classificate a elevato rischio idrogeologico con una superficie di circa 3.338 kmq (il 24,4% della superficie regionale). Sono oltre 544 mila le persone residenti in questi territori (circa il 10% della popolazione regionale). In queste aree insistono 499 scuole, 1288 beni culturali e 18.451 imprese”.

La suddivisione del rischio“La provincia più a rischio è Salerno: qui sono esposti quotidianamente 214.371 persone (il 39,4% della popolazione a rischio della regione), seguita dalle province di Napoli (149.865 persone pari al 27,5%), Caserta (77.208 abitanti pari al 14,2%), Avellino (70.533 pari al 13%) ed infine Benevento (32.313 pari al 5,9%).

Secondo l’ultimo rapporto Ispra sul dissesto ideologico, gli edifici a rischio in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata sono 90.7889 (8,6% del totale).

In provincia di Salerno sono ben 32.199 (il 12,8% del totale) seguono Napoli con 16.032 (4,7%), Avellino con 19.373 edifici (13,1%) Caserta con 12.089 (11,2 %) e Benevento con 11.096 (5,7%). 

L’elevata diffusione del rischio idrogeologico in Campania ha portato negli ultimi decenni alla programmazione di 478 cantieri per ‘mettere in sicurezza il territorio’: 57 risultano ancora in corso di esecuzione, 255 sono già conclusi e 166 riguardano altri interventi.

Gli importi stanziati per questi progetti ammontano a 687,89 milioni (dati Italia Sicura 2018)”.

Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania: “La responsabilità dei danni, della melma e del fango che mettono a repentaglio vite umane e a rischio case e strade va ricercato nell’ assenza di controlli, nella mancanza di una seria e concreta politica di prevenzione e monitoraggio del territorio, nella devastazione e cementificazione di vastissime aree.

Le tragedie che ci hanno colpito nel passato purtroppo hanno insegnato poco. C’è ancora una forte discrepanza tra le evidenze, la conoscenza, i danni, le tragiche conseguenze del rischio idrogeologico e la mancanza di un’azione diffusa, concreta ed efficace di prevenzione sul territori. E’ ormai evidente che occorre un approccio diverso basato su politiche urbanistiche e territoriali di adattamento al clima per ridurre gli effetti devastanti che frane e alluvioni continuano ad avere, come ad esempio la delocalizzazione degli edifici più a rischio. Ma serve anche un’efficace azione di prevenzione che passi inevitabilmente per la diffusione di una cultura della convivenza con il rischio, attraverso piani comunali di emergenza di Protezione Civile adeguati e aggiornati e attività di formazione e informazione per la popolazione sui comportamenti da adottare in caso di allerta. La Campania ha bisogno di accelerare nelle politiche di mitigazione del clima e di riduzione del rischio sul territorio, ancora troppo frammentate. Non esistono più alibi o scuse per rimanere fermi: disponiamo di competenze tecnologie per aiutare i territori e le città ad adattarsi ai cambiamenti climatici e mettere in sicurezza le persone”.

Sacco edilizio – “A rendere pericoloso il territorio regionale – continua Legambiente – non sono solo il fango e la melma pronti a scivolare a valle alle prime piogge. La Campania è terra martoriata da sacco e abusivismo edilizio. Licenze, ordinanze di demolizioni non eseguite, richieste di sanatorie mai vagliate. Betoniere che lavorano sette giorni su sette. Case abusive tollerate e mai abbattute: danno ancor più grave se costruite in zone di pregio, in aree protette o lungo la costa. 

In Campania le demolizioni sono al palo. Secondo gli ultimi nostri dati, più del 97% degli abusi edilizi da abbattere è ben saldo alle fondamenta: su 16.596 ordinanze di demolizione, è stato eseguito solo il 3% pari a 496 immobili abbattuti”.

Condoni e sanatorie“Ancora più nera la fotografia della Campania se si analizzano le domande di sanatoria a seguito dei tre condoni. Legambiente ha censito ben 362.646 richieste di sanatoria: sostanzialmente una nuova città/metropoli tutta da rimettere in regola. Il record alla provincia di Napoli con ben 259.170 richieste di sanatoria, seguita dalla provincia di Salerno con 71.096 richieste”.

Secondo ultimo rapporto ecomafia di Legambiente “la Campania si conferma capitale nazionale del cemento connection con 1.645 reati accertati nel 2019 (+40%), 1238 persone denunciate, due persone arrestate e 332 sequestri effettuati”. 

Salerno guida la classifica provinciale nazionale con con 480 infrazioni accertate e un incremento record del +97% dei reati: 356 persone denunciate e 68 sequestri. Terza in Italia la provincia di Avellino con 466 infrazioni, 355 persone denunciate e 56 sequestri, a ruota segue Napoli con 442 infrazioni, 348 persone denunciate e una arrestata e 158 sequestri”.