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Sono passati sette lunghi ed interminabili anni di dolore, in attesa di una giustizia che ancora tarda ad arrivare per le 29 vittime e gli 11 sopravvissuti alla slavina che il 18 gennaio del 2017 distrusse e rase al suolo l’hotel Rigopiano di Farindola, in Abruzzo. Tra le vittime, il giovane 28enne originario di Valva, Stefano Feniello, giunto nel resort qualche giorno prima della tragedia insieme alla fidanzata, Francesca Bronzi, quest’ultima sopravvissuta, per festeggiare il loro quinto anno di fidanzamento e il 28esimo compleanno del giovane valvese.
Per quella tragedia, causata da ritardi, depistaggi e omissioni, finirono sotto la lente d’ingrandimento dei Pm pescaresi, politici, funzionari pubblici, tecnici e imprese abruzzesi, facendo finire a giudizio dinanzi al Gup 30 imputati ed una società, accusati a vario titolo dei reati di per omicidio colposo plurimo, disastro colposo, lesioni, falso, depistaggio e abusi edilizi. Imputati che optarono per il processo con il rito abbreviato e per i quali i Pm della Procura di Pescara chiesero condanne complessive fino a 151 anni di carcere. Richieste che il 23 febbraio dello scorso anno, al termine dell’udienza preliminare, il Gup ha ribaltato, condannando il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, i funzionari della Provincia, Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio, il gestore dell’hotel Bruno Di Tommaso, e il tecnico Giuseppe Gatto, pioggia di assoluzioni invece per gli altri 25 imputati. Una sentenza quella del Gup che provocò l’ira dei familiari delle vittime e dei superstiti e portando la Procura di Pescara ad impugnare la decisione emessa dal Gup dinanzi ai giudici della Corte d’Appello di Pescara dove è in corso il processo di secondo grado.
Sette anni di dolore per i parenti delle vittime che restano ancora in attesa di ottenere giustizia, che oggi si ritroveranno come ogni anno, sul luogo della tragedia per commemorare con un fiore, una fiaccolata, una preghiera e i palloncini bianchi, le 29 vittime del resort. Ventinove vite umane che quel 18 gennaio del 2017 intorno alle ore 17, orario in cui si è staccata la slavina dal Gran Sasso, attendevano l’arrivo di una turbina spazzaneve che liberasse la strada dinanzi al resort per poter tornare a casa dai loro cari. Turbina che, nonostante le richieste di aiuto, non è mai arrivata, trasformando il lussuoso resort di Rigopiano in una tomba per 29 persone. Una storia tragica fatta di responsabilità istituzionali e omissioni, per la quale i parenti delle vittime chiedono ed invocano condanne esemplari per gli imputati ed un dolore straziante di chi, non troverà mai consolazione difronte ad una morte causata da errori volutamente commessi da uomini. Oggi però, proprio mentre è in corso il processo di secondo grado, l’Italia e il salernitano ricordano i 29 angeli di Rigopiano. E lo farà anche la Valle del Sele ricordando Stefano Feniello, insieme ai genitori del 28enne, Alessio e Maria, al fratello Andrea e ai parenti, che si ritroveranno sabato 20 gennaio alle ore 18 nella chiesa di San Giacomo Apostolo di Valva dove sarà celebrata una messa.