- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti

di Mariateresa Conte

Salerno – “La speranza? con la morte di mio figlio ho perso tutto. Ora però, la mia unica ragione di vita è ottenere giustizia”. Sono le parole di Alessio Feniello, il papà di Stefano, il ragazzo di 28 anni originario di Valva, deceduto insieme ad altre 28 persone, sotto le macerie dell’hotel Rigopiano di Farindola, in Abruzzo, che la sera del 17 gennaio 2017 venne travolto da una slavina.

Giunto a Valva dall’Abruzzo ieri, questa sera Alessio Feniello sarà ospite, insieme ad altri relatori, di Vittorio Sgarbi al teatro Verdi di Salerno dove si svolgerà il “Festival dell’Essere” a partire dalle ore 17.30. Tema della tappa salernitana del festival, “La malattia e la speranza”.

Quando ti muore un figlio – racconta – perdi tutto. Nulla può compensare quell’assenza -spiega papà Alessio, mentre stringe tra le mani la collana che il figlio portava al collo il giorno in cui è morto. – Io però, non smetterò mai di lottare per mio figlio. Chi ha ucciso Stefano e le altre 28 persone a Rigopiano – dice – deve pagare con la giustizia”.

Speranza nella giustizia di un padre coraggioso e determinato a conoscere la verità su una tragedia che dopo due anni di indagini da parte della Procura di Pescara che ha aperto due filoni d’inchiesta, vede 24 persone e la società titolare del resort, imputati a vario titolo, con l’accusa di disastro colposo, lesioni plurime colpose, omicidio plurimo colposo, falso ideologico, abuso edilizio, omissione d’atti d’ufficio e abuso in atti d’ufficio. Accuse pensati dalle quali gli imputati stanno rispondendo davanti ai giudici, a partire dalla gestione dell’emergenza, all’attivazione dei soccorsi, ma anche sulla mancata realizzazione della carta valanghe regionale e i permessi rilasciati per la costruzione e l’ampliamento del resort. Inchiesta che vede coinvolti uomini delle Istituzioni, politici, imprenditori e funzionari pubblici, alcuni dei quali, secondo la Procura, avrebbe finanche provato a depistare le indagini nelle ore immediatamente successive la slavina.

Voglio conoscere la verità su quello che è accaduto ma pretendo anche giustizia – dice Feniello, che lancia un monito alle Istituzioni. – In Italia le leggi per il rispetto delle regole a tutela delle persone e dell’ambiente ci sono, ma vanno applicate e fatte rispettate da tutti affinché nessun padre provi il mio dolore e non si verifichino mai più altre tragedie come quella in cui è stato ammazzato mio figlio, morto a causa della negligenza di alcuni uomini delle Istituzioni”. Un messaggio chiaro dunque, quello di papà Alessio Feniello che questa sera davanti ad una platea di centinaia di persone, chiederà, ancora una volta, verità e giustizia per la morte del figlio Stefano e delle altre 28 vittime di Rigopiano.