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Bellizzi –  Il direttore della filiale della Bper di Bellizzi non sarebbe stato in grado di controllare la veridicità delle dichiarazioni dei redditi, finanziarie e le buste paghe fasulle, che i clienti presentavano all’istituto di credito per la compilazione delle schede finalizzate all’ottenimento dei prestiti destinati ai soli clienti Bper, della linea “Bstore“. È quanto è emerso dall’udienza dei testi del pm durante il processo in corso davanti ai giudici del collegio della sezione penale del tribunale di Salerno, presieduto dal magistrato Paolo Valiante, nel corso dell’udienza sulla maxi truffa di 800mila euro che sarebbe stata effettuata da 74 clienti, tra cui una coppia di coniugi di Colliano, funzionari, ex direttore e dipendenti, dell’istituto di credito della filiale di Bellizzi ai danni della Banca di Sassari.
Oltre 80 persone indagate, tutte rinviate a giudizio e per i quali si procede in tre processi autonomi nei quali gli imputati rispondono a vario titolo, dei reati di associazione a delinquere finalizzata alla truffa, esercizio abusivo della professione di intermediazione creditizia e autoriciclaggio.
Ad emettere il decreto di giudizio immediato nel processo per l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla truffa ai danni della Banca di Sassari, nei confronti dell’ex direttore della Bper di Bellizzi, Amedeo Saracino e gli intermediari abusivi con il ruolo di mediatori creditizi, Massimo Maresca, Mario Ingenito e Gianluca Romano (quest’ultimo unico tra gli imputati che risponde anche dell’accusa di autoriciclaggio), il giudice per le indagini preliminari, Pietro Indinnimeo.
I fatti risalgono al 2017 quando la direzione centrale della Bper denunciò alla Guardia di Finanza di Salerno le presunte anomalie nell’erogazione di 800mila euro di prestiti effettuati presso lo sportello di Bellizzi e di cui, solo 80mila euro di finanziamenti erogati erano stati pagati quali rate di rimborso all’istituto di credito.
Le indagini delle Fiamme Gialle fecero emergere una presunta maxi truffa ai danni della Banca Popolare dell’Emilia Romagna e la Banca di Sassari.
Per la Procura, l’allora direttore della banca di Bellizzi, con la complicità di impiegati, promoter finanziari e intermediari creditizi abusivi che avrebbero procacciato clienti, avrebbe truffato la banca erogando presiti a soggetti che non ne avevano diritto e che avevano presentato buste paga attestanti rapporti di lavoro fasulli e dichiarazioni reddituali e patrimoniali mendaci, attraverso la compilazione delle schede clienti che invece attestavano la regolarità delle dichiarazioni consegnate dai clienti ai fini dell’elargizione di centinaia di presiti della linea Bstore.
Prestiti che l’organizzazione in una piccola percentuale restituiva ai clienti, trattenendo il resto per sé e versando solo qualche rata alla banca. Il danaro, secondo gli inquirenti inoltre, sarebbe stato poi riciclato sui conti correnti di due società schermata, la “Totò auto” e “Auto Infinity”.
Accuse queste, dalle quale i quattro imputati difesi dagli avvocati cassazionisti Pietro Lamberti, Anna Maria Marinelli, Luca Vollaro, Giuseppe Pepe e Antonio Mondello, si stanno difendendo in sede giudiziaria.