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Contursi Terme (Sa) – Dopo anni di processi e l’angoscia di una tra le più pensati delle accuse di reato, quella di violenza sessuale su minore, un uomo e una donna, rispettivamente lo zio e la mamma, di una donna che all’epoca dei fatti era una minore di nove anni, sono stati assolti perché “il fatto non sussiste”.

La sentenza è giunta nelle scorse ore, dai giudici della Corte d’Appello di Salerno presieduta dal magistrato Francesco Siano, che hanno confermato la soluzione di primo grado emessa dal tribunale di Salerno, nei confronti di una donna e un uomo, entrambi residenti nella Valle del Sele, accusati di violenza sessuale aggravata nei confronti di una minore residente a Contursi Terme.

Accuse di presunti abusi sessuali su una minore di nove anni che sarebbero avvenuti nei comuni di Contursi Terme, Oliveto Citra e Laviano, tra il 2003 e il 2008, ma che in sede giudiziaria, dopo anni processi, non sono state dimostrate e che si sono rivelate infondate, quelle a carico della mamma della minore e dello zio della ragazzina, quest’ultimo difeso dall’avvocato Giuseppe Giarletta. Nel processo era finito anche il compagno della madre, un uomo residente negli Alburni ma deceduto qualche anno fa e anche lui, accusato di violenza sessuale sulla ragazzina.

A far finire a giudizio i tre, il racconto della ragazzina che ai carabinieri di Contursi Terme e all’assistente sociale, narrò in maniera dettagliata, i presunti rapporti sessuali e i palpeggiamenti con abusi di cui sarebbe stata vittima dai nove fino ai dodici anni. Attenzioni sessuali pressanti e morbose quelle che lo zio e il compagno della mamma avrebbero avuto nei confronti della bambina tanto da far finire a processo anche la mamma alla quale la minore secondo l’accusa, spiegò di aver raccontato tutto mostrando alla donna finanche gli slip sporchi di sangue senza però essere creduta.

Lo zio, secondo l’accusa, avrebbe abusato della nipote per anni, intrattenendo rapporti sessuali completi con la ragazzina che si sarebbero consumati con una frequenza di tre volte a settimane all’interno di case ed appartamenti e all’interno della macchina durante il tragitto in cui accompagnava la nipotina in piscina, mentre la madre della minore avrebbe assistito direttamente e passivamente agli abusi e alle molestie sessuali che il compagno adoperava sulla bambina in auto e nei luoghi appartati dei comuni dell’Alto Sele.
Accuse pensati che però in sede processuale, e in appello, si sono rivelate infondate tanto da portare i giudici a scagionare la mamma e lo zio della minore.