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AVELLINO – Congresso unitario? Non se ne parla. Regole condivise? Neppure. Idee, proposte, programmi? Non pervenuti. E allora? Lo scontro continua. L’incontro di ieri “Torniamo alla politica”, organizzato dall’associazione OpenIrpinia al circolo della stampa, ha riportato il Pd all’anno zero. Cioè congresso sì, congresso no. Il tesseramento dovrebbe iniziare oggi e dovrebbe chiudersi lunedì. Il tempo è poco.
E’ stato il senatore Enzo Luca, dopo che nei giorni scorsi ha abbandonato il direttorio, a chiedere ancora una volta chiarezza. E lo ha fatto senza mezzi termini. Ad introdurre il dibatto dopo Carmine De Blasio di “OpenIrpinia”: «La politica ha ragioni che la ragione non conosce. Se ad un certo punto sei costretto a fare delle scelte dolorose, questo non significa che vengono meno le ragioni di un impegno. Abbiamo scelto di aderire al Pd e dobbiamo dire ai cittadini se vogliamo continuare a farlo. Se sì, tutti in modo consapevole dobbiamo impegnarci ad uscire da questa condizione di incertezza e aprire una discussione su di un grande progetto riformista. Il Pd – ha continuato l’ex segretario – non è necessario se non serve, se non c’è un cambiamento vero. Bisogna rifondare il partito, tornare alle origini. Prendiamo consapevolezza dello stato in cui è ridotto e di come uscirne. Discutiamo delle questioni reali come ambiente, sviluppo, inclusione sociale, servizi alle persone. Il congresso è una occasione.
Far fuori De Blasio è una cosa che può starci, ma farlo senza una alternativa è stato un grosso errore che oggi scontiamo: i risultati sono sotto gli occhi di tutti».
Il sottosegretario Umberto Del Basso De Caro ha continuato ricordando che la crisi della politica è una conseguenza della crisi economica. «I problemi di congressi ci sono dappertutto. La questione è molto più grande. Oggi non c’è più distinzione tra partiti di destra e di sinistra ma tra partiti di sistema e partiti antisistema come la Lega. Quella di Salvini è molto diversa da quella di Bossi e Fratelli d’Italia che non è come Alleanza Nazionale. Dunque bisogna costruire una argine politico». Del resto solo i partiti veri risolvono i problemi. «Il Pd è un grande attore della scena politica. La sua unità, che deve essere un dovere di ogni dirigente, è fuori discussione ma l’unanimità nasce dal confronto». Insomma le Politiche sono alle porte. De Caro ha ricordato quanto è successo nel 1994 quando Berlusconi è sceso in campo e in tre mesi ha ottenuto il 36% dei voti e come il pericolo sia ora il M5s che nel 2013 ha incassato già il 25%. «Ma il Pd oggi è l’unico vero partito inteso come corpo intermedio tra la società civile e le istituzioni».
Per il deputato Pd, Luigi Famiglietti, «bisogna sgombrare il campo da ogni equivoco, altrimenti si corre il rischio di danneggiare i consensi e disorientare amministratori e segretari. Ragioniamo di contenuti». Sul congresso: «Mi auguro si faccia. Così ne usciamo bene tutti». Sulle elezioni: «Non è più il tempo di scegliere le candidature con le tessere sul tavolo. Decida il partito nazionale. Daremo una mano ad Ermini che non ha nessun interesse a restare ad Avellino fino alle politiche», ha avvertito il deputato.
De Luca ha alzato i toni: «Sono molto a disagio per quanto sta succedendo, molto amareggiato dopo l’incontro tra i circoli ed Ermini a Via Tagliamento. Non vedo un percorso trasparente verso il congresso. Le iscrizioni debbono essere aperte? Bene, ma vanno fatte alla luce del sole non in un ufficio postale di un Comune a noi noto. Dobbiamo sapere chi ha fatto la tessera e chi ha cacciato i soldi. Altrimenti ci saranno ricorsi e controricorsi e il congresso rischia di non farsi. La mia storia, la mia militanza mi impongono di fare qualcosa. Ho sempre rispettato il Pd. Ho affrontato le Primarie da senatore». E ha incalzato: «Ci si impegna politicamente solo a scopi personali. Abbiamo vissuto pagine vergognose al Comune di Avellino a causa della mancanza del senso di appartenenza». Ancora: «I circoli vanno rispettati ed non è vero che non funzionano (ringraziando il tesoriere Michelangelo Ciarcia ndr). Mancano le regole», ha ribadito. «Il congresso deve assolutamente celebrarsi. Ci si iscrive per il 2017 ma intanto controlliamo l’anagrafe degli iscritti 2016.
Qui abbiamo due deputati che fanno parte della direzione nazionale. In Irpinia il congresso si è sempre fatto. Non siamo più in grado? Siamo in queste condizioni perché a Roma qualcuno lo ha permesso».
Valentina Paris ha ammesso l’errore di «non vincolare le dimissioni di De Blasio alla nomina di un commissario che guidasse il partito al congresso. Quel passo indietro è stato inutile: un anno e mezzo all’insegna delle complicazioni. Chi critica il direttorio più volte lo ha chiamato in causa per definire incarichi ed organigrammi. A luglio – ha ricordato Paris – in Irpinia c’erano 2000 tessere online su 10mila sottoscritte a livello nazionale. Mentre si lavorava per verificare che tutto fosse in regola ci sono state frizioni di ogni genere. Ho detto no al congresso di luglio perché non c’erano certezze sugli on line e perché c’erano problemi economici notevoli per il partito. Ora, tutti vigilino sulle nuove iscrizioni».