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Benevento – C’era una volta la “zona Cesarini“. Potrebbe iniziare così un racconto ispirato al mondo del calcio, ma la sensazione è che si concluderebbe con un lieto fine. Cosa impossibile se il discorso si rapporta al Benevento, che di quella “zona” sta diventando specialista… in negativo. Renato Cesarini è passato alla storia per aver segnato gol, anche importanti, nei minuti finali delle partite. Un evento piacevole che stride con quanto sta capitando ai giallorossi in questo campionato di serie A. Se Cesarini, insomma, agli albori delle contese era solito fare festa, la Strega è proprio in quegli istanti che si ritrova a versare lacrime amare. Due indizi non bastavano per fare una prova e allora Ciciretti e compagni hanno deciso di confermare la nascita della “zona Benevento” contro il Sassuolo. Terzo gol subito in pieno recupero e addio alle speranze di portare a casa almeno un “maledettissimo” punto, il primo in serie A.

Su una cosa, però, Roberto De Zerbi ha ragione: non si tratta di sfortuna. Inutile tirare in ballo la Dea Bendata quando alla base dei gol subiti ci sono macroscopici errori che si ripetono. Era successo col Torino, quando Iago Falque sfruttò una perfetta verticalizzazione di Ljajic per gelare il “Ciro Vigorito“. Troppo pigro il centrocampo giallorosso nell’occasione e ingenuo Letizia nel leggere in ritardo il taglio dello spagnolo. Ancor più grave quanto capitato a Cagliari, dove solo un minuto dopo aver trovato il pareggio il Benevento fu capace di farsi trovare impreparato sulla battuta della palla al centro. Gran gol di Pavoletti, ci mancherebbe, ma l’opposizione di Djimsiti non fu certamente irreprensibile e Faragò ebbe tutto il tempo per mirare indisturbato il centro dell’area di rigore. La scena si è ripetuta ieri contro il Sassuolo, quando Costa ha deciso di indossare i panni di Superman regalando a Berardi la possibilità di presentarsi sul dischetto. L’errore dell’attaccante neroverde aveva solo illuso i poveri tifosi della Strega perché il peggio doveva ancora arrivare. Su un calcio d’angolo Lazaar si faceva bruciare da Peluso che di testa trovava il gol in piena “zona Benevento“.

Sarebbe stato probabilmente il caso di puntare sui centimetri e i muscoli di Djimsiti nel convulso finale col Sassuolo, ma lasciando stare l’aspetto tecnico-tattico, a preoccupare è soprattutto la tenuta mentale della squadra. Troppe volte il Benevento ha staccato la spina in anticipo, cancellando quel poco di buono fatto vedere sul rettangolo di gioco. Un dato preoccupante che aggiunge ulteriore zavorra sulle ormai esigue speranze del popolo beneventano, al quale non va sottratta la cosa più importante: la dignità.