Tempo di lettura: 4 minuti

Si è conclusa in Piazza Don Luigi Sturzo, nel cuore di Rione San Tommaso, la campagna referendaria promossa dal comitato “5 Sì”. L’iniziativa ha coinvolto numerosi cittadini in un pomeriggio di confronto, approfondimenti e partecipazione. Spazio anche a momenti teatrali e musica dal vivo, in un clima di consapevolezza e condivisione. Il messaggio è stato chiaro: il voto è uno strumento di libertà, da non delegare.

“Abbiamo scelto di chiudere qui a San Tommaso, visto che spesso queste zone insieme ad altre vengono dimenticate”, chiaro il messaggio lanciato da Italia D’Acierno segretaria provincia della CGIL di Avellino. Diversi gli interventi sul palco tra cui quello di Nello Pizza, segretario del Partito Democratico: “Siamo di fronte a una norma profondamente ingiusta: anche in presenza di un licenziamento illegittimo, il datore di lavoro non è obbligato a reintegrare il lavoratore – sottolinea –  È qualcosa che sfugge a ogni logica giuridica e sociale. Se il tribunale ha stabilito l’illegittimità del licenziamento, allora il reintegro dovrebbe essere automatico. Non si può continuare a ragionare al contrario, come se facilitare i licenziamenti fosse un modo per creare lavoro. È un meccanismo che penalizza i lavoratori e mina la dignità del lavoro stesso. Per questo crediamo fortemente nell’importanza di questi referendum: ridare centralità al lavoro e dignità a chi lavora – afferma Pizza –  Dobbiamo dire basta alla piaga dei contratti a termine e pretendere più responsabilità anche da parte dei committenti nei cantieri. Questo significa anche garantire più sicurezza e qualità nel lavoro. Chi ci invita a non andare a votare ci sta in realtà dicendo di non partecipare alla vita democratica del nostro Paese. E invece, è proprio partecipando che possiamo cambiare le cose. Votare è un diritto, ma oggi è anche un dovere morale verso il futuro del lavoro in Italia“.

“Votare è un dovere. Lo dobbiamo esercitare tutti, fra 48 ore – fa eco il consigliere regionale del M5s, Vincenzo Ciampi — cardine dei quesiti referendari, richiama i cittadini a una scelta di responsabilità. L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro – incalza – Domenica e lunedì andremo a votare su questo: il lavoro. Un pilastro della nostra nazione. Rinunciare a esprimersi è ingiustificabile”. E poi, un messaggio diretto da parte di Ciampi a chi si dice disilluso: “Non vado a votare perché non credo nei partiti, non credo nella politica. A costoro io rispondo: proprio perché non credete nella politica e nei partiti, dovete votare. Perché il referendum è l’unico strumento diretto che la Costituzione affida ai cittadini per abrogare, in tutto o in parte, una norma di legge. È un potere che ci appartiene”.

“Da metà aprile in pochi sapevano del referendum dell’8 e 9 giugno. È stato un lavoro straordinario quello fatto dai sindacalisti e da chi, fuori dai circuiti organizzati, ha deciso di parlare con la gente, piazza dopo piazza, fabbrica dopo fabbrica”. Conclude Nicola Ricci, Segretario Generale CGIL Campania. “I cinque quesiti referendari – quattro sul lavoro e uno sulla cittadinanza – sono il simbolo di una riscossa sociale che punta a rimettere i diritti al centro del dibattito. In questi anni, troppe riforme – dalla legge Biagi al Jobs Act – hanno contribuito a smantellare il mondo del lavoro, rendendolo precario, frammentato, debole. “La vera sfida non è solo dentro i luoghi di lavoro, ma fuori, tra chi oggi è escluso e ricattato da contratti a termine, stage, part-time involontari, somministrati. In 25 anni si è rotto il legame tra Parlamento e lavoratori. Ma questa campagna ha avuto un primo, enorme merito: ha fatto riscoprire a molti partiti il valore del lavoro. Dobbiamo tornare a parlare di dignità, diritti, futuro. Perché chi oggi firma un contratto a 6 o 8 mesi non può programmare una vita, non può costruire niente. E se non ti va bene, c’è sempre un altro pronto a prendere il tuo posto”.