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La prima causa di morte per i giovani tra i 15 ed i 25 anni è la strada; 6500 incidenti stradali ogni anno vengono causati dall’uso di alcool e droga; oltre il 90 per cento di questi incidenti e di queste morti potrebbero essere evitati attraverso comportamenti più prudenti. Esperti, amministratori e testimoni diretti delle conseguenze delle piaghe alcool e droga si sono confrontati ieri, 19 novembre, in una gremita sala “Sandro Pertini” a Grottaminarda, proprio nella “Giornata Mondiale in Ricordo delle Vittime della Strada”.

Un’iniziativa a cura del SER.D dell’ASL di Avellino, con il supporto di volontari delle comunità terapeutiche “La Casa sulla Roccia” e “Il germoglio di Iesse”, del Consorzio Autoscuole Irpine, dell’Associazione Alcolisti Anonimi e dell’Associazione Vittime della strada con il patrocinio del Comune di Grottaminarda.

«Con la legge 227 del 2017 – ha spiegato la Dirigente Medico del SER.D di Grottaminarda, Giuseppina Marrocco, che ha moderato il tavolo di dibattito – è stata istituita tale giornata nella terza domenica del mese di novembre per ricordare sia la sofferenza di quanti vengono colpiti, sia il lavoro svolto da forze dell’ordine, squadre di emergenza ed operatori sanitari che quotidianamente affrontano gli effetti di incidenti stradali, causati principalmente dall’alta velocità, dalla distrazione, dall’uso di cellulari nonché dal consumo di alcol e droghe. Questa giornata non deve essere dedicata al ricordo ma alla sensibilizzazione per ridurre il numero degli incidenti stradali. La parola chiave di oggi è “prevenzione”, parola che abbraccia “consapevolezza” e “responsabilità”.

Ad aprire l’ “Incontro confronto su alcool droghe e guida”, Marcantonio Spera, in qualità di Sindaco di Grottaminarda, e quindi di massima autorità sanitaria, ma anche in veste di medico dell’Asl: «Oggi mi sento a casa non solo perché siamo a Grottaminarda ma perchè i relatori sono tutti miei amici – ha sottolineato esprimendo soddisfazione per le numerose presenze in sala – Le attività di prevenzione, informazione e di sensibilizzazione sono le basi di una società civile perché ci consentono di agire in tempo su queste tematiche. Attualmente la Provincia di Avellino è quella con il più alto numero di incidenti stradali dovuti ad uso e abuso di alcool e stupefacenti ed è un dato raccapricciante. Bisogna pensare al tavolo di oggi come la start up di un percorso comune tra forze dell’ordine, Asl e amministrazione comunale. Tra i nostri obiettivi devono esserci corsi sul codice della strada, informazione nelle scuole, ma anche maggiore sorveglianza. Ringrazio il Direttore generale dell’ Asl, il dottor Mario Nicola Ferrante che doveva essere qui ma ha avuto un impegno lavorativo, una persona estremamente fattiva che sta facendo tanto per la comunità grottese, tant’é che gli conferiremo la cittadinanza onoraria il prossimo 8 dicembre in occasione dell’inaugurazione del Dipartimento di Igiene e Prevenzione a Grottaminarda».

Ed a proposito di fattività e di azioni concrete, in Direttore del Dipartimento Prevenzione, Nicolino Rossi, ha preannunciato la diffusione a breve nelle scuole, attraverso il Provveditorato degli Studi, di un manuale di prevenzione e sensibilizzazione voluto proprio dal Direttore dell’Asl: «L’iniziativa di stasera – ha detto Rossi sottolineando l’importanza della presenza in sala di docenti e studenti – rientra nei piani predefiniti dal Piano Regionale di Prevenzione sul territorio. La Giornata delle vittime della strada non deve essere solo la giornata del ricordo ma deve fungere da monito affinché non accadano più incidenti, attraverso la prevenzione. Questa è la “mission” del Dipartimento che tornerà con la sua sede a Grottaminarda sempre per volontà del Direttore Ferrante. È importante partire proprio dalla scuola dove ci sono i giovani».

Sugli effetti causati dall’alcool si è soffermato Luigi Perna, Dirigente Medico del SER.D Avellino: «L’abuso di alcol o il superamento della soglia minima consentita, riduce la visibilità notturna e la prontezza dei riflessi, non bisogna per forza essere ubriachi per subirne gli effetti perché basta anche bere una semplice birra a basso grado di alcolicità o un piccolo shottino, per vedere ridotte le capacità, sia se ci mettiamo alla guida, sia se continuiamo un’attività lavorativa. Un bicchiere di vino viene metabolizzato in circa un’ora e mezzo. Il tasso degli incidenti rispetto agli anni precedenti si è abbassato grazie ai controlli che le forze dell’ordine effettuano per le strade con l’alcol test. Controlli che in altri paesi del mondo sono molto più severi dal punto di vista sanzionatorio e penale. Il fattore economico è un buon deterrente, ma naturalmente bisogna lavorare anche sull’aspetto culturale.

Tre gli stadi di alterazione – ha continuato Perna – intossicazione alcolica ovvero una persona che raggiunge un livello tale da avere alterazioni, l’ebbrezza alcolica che è l’alterazione percettiva dovuta all’assunzione anche minima di alcol, l’alcolismo che è una dipendenza. Effetti collaterali dell’uso e abuso di alcol sono carenze di vitamine, perdita di sangue, traumi cranici, danni psichici, violenza di genere, percezioni alterate, gastrite, danni al pancreas, al fegato, al cuore e all’apparato riproduttivo perchè l’alcol riduce la quantità di testosterone. L’alcol facilita anche l’insorgere di cancro. Cerchiamo di tardare il consumo di alcol quanto più tardi possibile, l’alcol non è un farmaco, non protegge dal freddo, non fa buon sangue e non può essere una cura ad un malessere».

Ha analizzato il problema da un punto di vista culturale e sociale evidenziando i cambiamenti della società e sottolineando il ruolo genitoriale, Giuseppe Straccia, Direttore del SER.D Avellino: «La formazione nelle scuole su queste tematiche deve essere l’obiettivo; l’informazione effettuata solo dai sanitari è la strada sbagliata. I genitori “amici” non servono. Bisogna dare regole ai propri figli. Non sono qui per parlarvi degli effetti della tossicodipendenza o delle statistiche ma per farvi prendere coscienza di questa realtà. Molto spesso si comincia a tredici anni, ragazzi che bevono di proposito per perdere conoscenza. Prima si beveva a tavola per accompagnare il cibo ora si beve per socializzare, se in un gruppo di dieci ragazzi arriva uno che non beve poi inizierà a bere. L’aspetto emozionale nella quotidianità si è ridotto e quindi i giovani lo cercano facendo qualcosa di proibito. I meccanismi della gratificazione sono cambiati, la soglia è sempre più alta. Recuperare droghe è diventato facilissimo, anche durante i lockdown lo è stato grazie al dark web. Ci sono ragazzi che a 18 anni hanno già sperimentato tutte le droghe. Un mercato in continua evoluzione che desta curiosità: in 2 anni sono state individuate 2000 nuove droghe. Il crack resta la droga più pericolosa».

Per Antonio Vitale, Consigliere delegato alla Sanità del Comune di Grottaminarda, l’intervento di Straccia incarna alla perfezione quello che deve essere il messaggio di sensibilizzazione: «l’attenzione mostrata dai ragazzi presenti in sala nell’ascoltarlo significa che abbiamo lasciato un segno anche in questo breve lasso di tempo di un convegno. Le misure di prevenzione messe in campo attraverso il Piano di prevenzione Regionale – ha proseguito Vitale – hanno in parte sortito degli effetti. Seppur i dati sugli incidenti restano alti mostrano una lieve flessione. Come Comune di Grottaminarda stiamo già facendo la nostra parte. Analizzando i dati si può constatare che una buona percentuale dei giovani e delle persone della nostre zone con problemi di alcool e droga che poi decidono di mettersi alla guida provocando incidenti, vivono già un disagio socio-economico. Noi dobbiamo cercare di intervenire su questi nuclei familiari, aiutandoli per prevenire le dipendenze. Il Comune di Grottaminarda, tra le azioni messe in campo, ha pubblicato nei giorni scorsi una Manifestazione d’interesse rivolta ad enti del Terzo settore finalizzata proprio ad offrire servizi di carattere socio assistenziale e socio sanitario; tra le attività previste la creazione di un archivio dettagliato di tutte le famiglie che vivono in condizioni di disagio socio economico per poter intervenire con una programmazione mirata».

Particolarmente toccante l’intervento di Anna Diglio Nardone, Presidente Provinciale dell’Associazione Nazionale Vittime della Strada, madre di un bimbo ucciso sulle strisce pedonali a soli 4 anni: «Non pensiamo che chi ha ucciso una persona sulle strisce pedonali sia il cattivo di turno, è uno di noi che non ha rispettato le regole. Le tre principali cause degli omicidi sulla strada sono: guida distratta, mancata precedenza al semaforo e velocità. Quest’anno le statistiche ci dicono che ad oggi nel 2023 sono già 48 i bambini uccisi sulla strada. Con ansia aspettiamo che diventi legge la proposta di mettere un dispositivo sulla macchina di chi è stato fermato per uso di alcol e fermare così i recidivi. Se bevi non metterti alla guida. La Comunità Europea si è posta come obiettivo di arrivare al 2050 con zero morti sulla strada perché chi muore in strada viene ignorato dalla società e calpestato dalla giustizia».

Introdotta da Stefania De Filippis, Psicologa e psicoterapeuta responsabile dirigente del SER.D di Grottaminarda, è stata la volta della dottoressa Rosa Bruno, Docente della scuola di psicoterapia ric. MIUR Settore Clinico Forense ICNP e Referente regionale Associazione Italiana di Psicologia Giuridica, che si è soffermata sul danno bio-psico-sociale delle famiglie delle vittime e del trauma di chi ha causato l’incidente:

«C’è la vittima diretta ovvero colei o colui che subisce direttamente l’incidente – ha spiegato la dottoressa Bruno – e la vittima indiretta ovvero familiari, soccorritori, la comunità, tutti vivono un grande impatto emotivo. Ci sono poi le persone più sensibili che possono sviluppare delle condizioni di stravolgimento o cambiamento nella loro percezione del mondo. La realtà giuridica è diversa dalla realtà oggettiva e spesso le famiglie delle vittime oltre che difendere se stesse devono difendere il proprio familiare perché c’è l’assunzione della colpa o il concorso di colpa. Sia le vittime dirette sia le vittime indirette cambiano il modo di vedere la vita e di rapportarsi ad essa, chi sopravvive deve riscrivere i valori in cui credere, sviluppa il senso dell’imprevedibilità perché sono morti violente e premature che potevano essere evitate. In seguito ad un incidente luttuoso o grave sia a livello fisico che celebrale ci sono dei cambiamenti irreversibili, pensiamo a come cambia la vita di chi ha subito un trauma cranico grave. Per il familiare lo shock, il dolore fa superare le risorse interne, il dolore non si contiene creando delle sintomatologie. Lo stress e il di-stress per i familiari creano modifiche a livello bio-psico-sociale perché ci sono dolori che non si riescono a superare e che vengono trasmesse alle generazioni successive sia con il racconto sia attraverso un mutamento nel comportamento dei geni nel DNA. Dunque prima di metterci alla guida chiediamoci quanto danno una leggerezza nel guidare può portare nella vita delle persone».

Emblematica poi la testimonianze dell’Associazione Alcolisti anonimi, in particolare di Pasquale M, ex alcolista: «Ho guidato sotto effetto di alcol e non ho ucciso nessuno solo perché sono stato più fortunato. Ho iniziato a bere ad undici anni e me ne sono innamorato più di mia moglie e dei miei figli. Non mi rendevo conto che non stavo bene non riuscivo a vedermi. Oggi nei centri vedo miracoli possibili solo grazie ad una rete, oggi voglio essere partecipe non spettatore della mia vita e di chi incontro».

In tema di prevenzione un ruolo fondamentale rivestono le scuole guida. Un ruolo evidenziato da Antonio Palumbo, Presidente del Consorzio Autoscuole Irpine: «Educare e sensibilizzare sin dal primo avvicinamento alla guida, a nostro avviso, è molto importante. Abbiamo un contato diretto con i ragazzi e lavoriamo molto su questa tematica. Le nostre strutture presentano all’interno insegnanti e istruttori e tra le argomentazioni trattate, così come previsto dalle Direttive Ministeriali, c’è proprio l’abuso di alcool e droghe. Guidare un veicolo non è solo un fattore meccanico, ma vi è il fattore umano. Concordo con l’idea di entrare nelle scuole per educare le coscienze al rispetto delle regole e ben vengano iniziative come questa perchè non è mai abbastanza ciò che facciamo».

L’incontro è stato quindi chiuso dalle parole di saluto della dottoressa Marrocco: «Ci stringiamo intorno ai familiari che hanno perso un loro caro e speriamo di aver alimentato in tutti noi quella consapevolezza e responsabilità che possono aiutare a rendere la strade più sicure e contrastare una strage silenziosa».