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“Quella di oggi è a nostro avviso una sentenza incomprensibile”: lo afferma l’avvocato Alfonso Furgiuele, uno dei difensori di Giovanni Castellucci, dopo il verdetto della Corte d’Appello di Napoli, che ha condannato a sei anni di reclusione l’ex ad di Aspi per la strage stradale di Monteforte Irpino in cui morirono 40 persone.

In oltre 50 anni di esercizio della professione – aggiunge – non ricordo che una sentenza di assoluzione, sorretta da una motivazione solida, approfondita e giuridicamente ineccepibile, sia stata ribaltata in appello nonostante gli argomenti in essa sostenuti fossero stati tutti confermati ed anzi rafforzati a seguito di una articolata e completa rinnovazione dell’istruzione dibattimentale; come invece è avvenuto in questo caso. Pertanto, non riesco proprio a immaginare come sarà possibile per la Corte di Appello di Napoli redigere a sostegno della condanna una motivazione ragionevole, tale da poter ‘reggere’ nel giudizio di cassazione che sarà celebrato a seguito del ricorso che proporremo”.

“È una sentenza – dichiara l’avvocato Paola Severino, altro difensore di Castellucci – del tutto sorprendente e totalmente distonica rispetto alle risultanze del dibattimento.
L’ex amministratore delegato di Autostrade, infatti, aveva stanziato i fondi per la sostituzione di barriere su oltre 2200 chilometri di carreggiata, comprendenti quelle presenti sul viadotto in questione.

Nella fase esecutiva, che ovviamente non competeva all’ingegner Castellucci, si decise di non inserire la barriera presente sul tratto di Acqualonga tra quelli da rinnovare perché valutata adeguata e sicura, come confermato dal perito nominato dal Tribunale.

L’ingegner Castellucci viene condannato dopo che il giudizio di primo grado ne aveva accertato l’innocenza. È difficile comprendere in cosa consisterebbe la colpa di Castellucci, se non quella di essere l’ad dell’epoca”.

Interviene anche l’avvocato Sergio Pisani, legale di Gennaro Lametta, il proprietario del bus precipitato dal viadotto, commenta la sentenza emessa nel pomeriggio dalla Corte di Appello di Napoli. “I giudici hanno rideterminato a 9 anni di reclusione la pena per Lametta che in primo grado, ad Avellino, venne condannato a 12 anni. Vicende gravi come queste offuscano inevitabilmente un sereno giudizio. Lametta poco prima dell’incidente, come abbiamo dimostrato, aveva condotto il bus in officina ove erano stati controllati i perni della trasmissione poi ceduta. Paga un errore umano altrui, le gravi omissioni di società autostrade e il sistema corruttivo che in quel periodo imperversava nella motorizzazione partenopea”.