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Gli ex operi dell’Isochimica di Avellino hanno inviato una lettera al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Ecco il testo integrale della missiva: “ Ill.mo Signor Presidente della Repubblica, siamo un gruppo di ex lavoratori della fabbrica “Isochimica” di Avellino, in relazione alla quale intendiamo sensibilizzarLa portando alla Sua attenzione la drammatica vicenda che ha coinvolto noi e i nostri colleghi nell’ambito di quella che riteniamo essere una delle principali tragedie italiane, in termini di decessi per causa di lavoro, degli ultimi cinquanta anni.

La oggi dismessa fabbrica Isochimica, nata nel 1982 dalle macerie del terremoto dell’Irpinia (rappresentando per un territorio martoriato una speranza di ripresa economica e sociale), si occupava della coibentazione e bonifica delle carrozze ferroviarie delle Ferrovie dello Stato dal c.d. “amianto blu” o “crocidolite”, uno dei minerali più pericolosi per l’essere umano.

Ovviamente, nessuno di noi e dei nostri colleghi era a conoscenza del rischi connessi al trattamento di tale materiale, fino a quando nel 1985, a seguito dell’intervento dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, chiamata in causa per un sopralluogo, venne alla luce la sconcertante scoperta: i livelli di polvere di amianto nell’aria superavano di ben quattrocento volte la soglia minima consentita e, al contempo, non vi erano le condizioni ambientali di sicurezza per poter svolgere quel tipo di lavoro. Quella che si era prospettata come un’occasione di riscatto e di stabilità per le nostre famiglie si è trasformata in un incubo.

Da li, presa coscienza del pericolo al quale il datore di lavoro ci aveva scientemente esposti, inizio la nostra battaglia giudiziaria presso il Tribunale di Avellino, mentre la “mattanza” avanzava privandoci di molti nostri compagni. Tuttavia, non riuscimmo ad ottenere la giustizia sperata.

Solo nel 1989, con l’intervento per competenza del Pretore di Firenze – dato che le carrozze da noi bonificate erano destinate a Prato – la fabbrica fu chiusa.

Grazie a nuove e più recenti indagini del Procuratore della Repubblica di Avellino, nel 2022 sono stati condannati in primo grado i due responsabili delle Ferrovie dello Stato a dieci anni di carcere per le numerose vittime, tra le quali figurano 234 operai ancora in vita con malattie gravissime dovute all’esposizione all’amianto. Di questi, sistematicamente, quasi uno al mese sta perdendo la vita a causa della patologia lavoro-correlata.

Nonostante questa prima sentenza penale di condanna, il giudizio civile è fermo in appello da cinque anni, senza che le nostre legittime pretese risarcitorie abbiano trovato riconoscimento.

Purtroppo la nostra è una tragedia che naviga sotto traccia, senza il clamore mediatico che in altri drammi italiani ha favorito una più celere risoluzione, anche in via transattiva. Ad oggi, l’esito paradossale del nostro calvario giudiziario è che, nonostante il riconoscimento della condizione di “malati di Stato”, siamo stati abbandonati dalle Istituzioni nella prospettiva di una morte silenziosa e privati della nostra dignità di lavoratori e cittadini.

Chiediamo giustizia per la nostra salute rubata e per il dolore patito dalle nostre famiglie. Pertanto, confidiamo in Lei per riaccendere la nostra speranza, chiedendoLe di riceverci al Quirinale. Vorremmo raccontarLe da vicino la sofferenza che stiamo vivendo a causa di un “crimine di Stato perpetrato da ormai quaranta anni. Non ci resta più molto tempo. RingraziondoLa per l’attenzione, Le rivolgiamo un cordiale e sentito saluto”.

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