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Avellino – Altri dieci indagati nell’inchiesta coordinata dalla Procura di Avellino che vede coinvolto Renato Pingue, capo dell’Ispettorato interregionale del lavoro di Napoli, finito agli  arresti domiciliari (leggi qui). Secondo gli inquirenti, in cambio dell’assunzione alla Capaldo del figlio: Pingue “avrebbe chiuso un occhio” sui dei controlli ispettivi. E’ indagato per il reato di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio. Nel mirino della Procura di Avellino sono finite la Antonio Capaldo SPA che lavora nel settore logistica e servizi e la Natana Doc di cui legale rappresentante Giovanni Attanasio.

I carabinieri del nucleo investigativo di Avellino, Quintino Russo hanno intercettato varie minacce: “Ti ho mandato a chiamare tante volte…se non firmi perdi filippo e panaro…non ti dimenticare che hai un figlio…ti conviene firmare perché il posto di lavoro è caro ed è un peccato che lo perdi“. Attualmente sono sessanta le pagine di ordinanza cautelare che ruotano intorno alle dichiarazioni di decine di operai. 

Nel frattempo i legali della “Antonio Capaldo Spa” contestano ogni accusa, dichiarando falsa la ricostruzione dei fatti e respingendo ogni addebito, attendendo l’esito del ricorso al Tribunale del Riesame, che nella giornata di domani si pronuncerà sul ricorso contro il sequestro preventivo dei conti correnti per un totale di due milioni di euro e sulla misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti dell’indagato. E soprattutto è previsto l’interrogatorio di garanzia per il funzionario.