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Pina e Luigi  Tranuccio hanno i volti visibilmente provati. Sono amareggiati, sanno di non aver fatto nulla di male, e le prime indagini della Magistratura gli danno ragione, eppure sono finiti nell’occhio del ciclone perché, in un primo momento, il loro trentennale locale “Oasi” era stato indicato tra le possibile cause della morte di Gerardina Corsano. ´(LEGGI QUI)

Un immediato e cautelativo provvedimento di sequestro e l’analisi di alcuni prodotti utilizzati nel locale perchè, secondo le prime dichiarazioni del marito della donna deceduta, Angelo Meninno (anch’egli intossicato ma in maniera più lieve tanto che è già stato dimesso dall’ospedale di Napoli), i primi sintomi del malessere potevano essere collegati ad un olio al peperoncino utilizzato per condire la piazza consumata dalla coppia nella sera del 28 ottobre, pochi giorni prima della tragedia, con il sospetto di botulino.

All’esito dei primi accertamenti e indagini, come detto, oltre che la fondamentale autopsia sul corpo di Gerardina e altri analisi stutturali a cui è stato sottoposto il marito Angelo, è stata escluso l’avvelenamento da botulino e, comunque, ogni altra forma di collegamento con i prodotti consumanti al ristorante.

Quindi il dissequestro immediato da parte della Procura di Benevento e la conferenza stampa tenuta questa mattina all’intero della pizzeria di Ariano che da stasera riapre ufficialmente i battenti.

Pina e Luigi sono affiancati dal legale Guerino Gazzella che sin dalle primE ore non ha mai avuto dubbi sull’innocenza dei loro clienti. (LEGGI QUI)

E’ proprio l’avvocato ad intervenire per primo alla conferenza stampa, rinnovando in premessa il cordoglio alla famiglia di Gerardina per la tragica vicenda, ma ribadendo con forza che “la pizzeria Oasi con la sua storia trentennale non c’entra nulla in questa vicenda. 
Lo dicono le analisi tossicologiche svolte, lo stato di salute degli altri avventori del ristornante, almeno 150 nella stessa serata dell’accadimento, altre la domenica e una trentina e anche consumatori dell’olio al peperoncino”.

Di qui l’avvocato Gazzella parla di “un clamore mediatico eccessivo nei confronti della pizzeria” e la certezza che le indagini in corso forniranno la verità della brutta vicenda”.

Quindi la signora Pina chiede solo di “poter ricominciare, andare avanti con il nostro lavoro che è la nostra vita”.

A cercare di dare conforto a Luigi e Pina “per la sofferenza vissuta” è don Antonio Blundo, parroco di Ariano: “Qui ci siamo sempre sentiti a casa nostra, non rinunziamo ad essere sapienti, all’intelligenza, ad interpretare quello che leggiamo, altrimenti anche i mezzi di comunicazione falliscono nel loro ruolo”.

Alla conferenza stampa anche lo chef Luigi Vitiello, presidente dell’Associazione Cuochi Campania e amico della famiglia Tranucci: “Dopo 30 anni di attività Luigi e Rosa non meritavano di vivere questa brutta vicenda, ma l’importante è che ne sono usciti a testa alta, rinnovando la loro professionalità e l’amore per il proprio lavoro. Le cause di questo dramma si devono ricercare altrove”.

In sala anche tanti ristoratori della zona in segno di concerta solidarietà verso i colleghi, con l’auspicio che questa brutta storia non comprometta per sempre il lavoro di una vita di una famiglia come tante.

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